DOMANI ITALIA-TEAM USA. POZZECCO: CI MERITIAMO QUESTO PALCOSCENICO
Il peggior incrocio possibile? Forse sì. La sfida più affascinante da giocare? Sicuramente si. L’Italia tornerà ad affrontare gli Stati Uniti in una gara ufficiale dopo 17 anni (Mondiali 2006 in Giappone) e lo farà in un quarto di finale che mancava da 25 anni. Dopo aver sfatato il tabù Serbia, battuta tre volte su tre in gare ufficiali dal 2021, gli Azzurri sono chiamati all’impresa, domani martedì 5 settembre alla Mall of Asia (ore 14.40 italiane, le 20.40 locali in diretta su Rai Due, Sky Sport Summer, Now e DAZN).
Inevitabile che il pronostico sia a favore della corazzata di Steve Kerr, che dopo aver vinto il proprio girone piuttosto agilmente, ha faticato nella seconda fase contro il Montenegro (poi battuto 85-73) e poi perdendo ieri sera contro una tostissima Lituania (104-110). Di qui, l’incrocio con l’Italia, prima nel girone I davanti proprio alla Serbia.
Anche i precedenti in gare ufficiali parlano chiaro: 14 incontri e sole 2 vittorie tra Mondiali e Giochi Olimpici dal 1960 al 2006. Due vittorie e sei sconfitte se si tengono in considerazione solo i Mondiali. Senza timore di smentita e visto il palmares degli statunitensi, si può serenamente affermare che non ci siano Nazionali al Mondo con numeri migliori al confronto.
Nonostante ciò, non tutti i ricordi di questo incrocio sono a tinte fosche. Anzi. C’è la splendida notte di Colonia, quando in un’amichevole di preparazione ai Giochi di Atene, l’Italia sorprese tutti vincendo 95-78 con 28 punti di Giacomo Galanda e 25 di Basile. In panchina c’era Charly Recalcati e in campo l’attuale CT Gianmarco Pozzecco (per lui 11 punti in 23 minuti con 3 rimbalzi e 8 assist). Sul fronte opposto, allenati da Larry Brown, colossi come LeBron James, Tim Duncan, Carmelo Anthony, Dwyane Wade e Allen Iverson tra gli altri. Ci sono poi le due vittorie mondiali: quella del 1970 nella seconda fase del torneo iridato a Lubiana (66-64, 16 punti di Renzo Bariviera e 14 di Massimo Masini) e soprattutto quella del 1978 all’Araneta di Manila proprio nelle Filippine. Un 81-80 propiziato anche dai 20 punti di Fabrizio Della Fiori e dai 18 di Lorenzo Carraro.
Gli Stati Uniti di questo Mondiale sono un gruppo di ottimi giocatori pronti a mettersi al servizio del sistema di Steve Kerr. Team USA è prima per punti segnati (101.4. unici in tripla cifra insieme alla Serbia, 100.4) ed è regina nella classifica delle stoppate (5.8) e dei recuperi (10.8) a conferma di una fisicità difficilmente pareggiabile.
Minutaggi e responsabilità sono decisamente distribuiti: nessuno resta in campo più dei 23.7 minuti di Anthony Edwards, nessuno gioca meno dei 7′ di Walker Kessler, l’unico sotto i 10′. Il riferimento offensivo più affidabile nel corso del Mondiale è proprio Edwards, guardia di Minnesota che viaggia a 20.2 punti di media col 54% da 2 e il 35% da 3. In doppia cifra per punti, Kerr saluta la presenza anche di Brunson (10.2), Reaves (10.8), Banchero (10.2), con Bridges (9.8) e Jackson Jr (9.2) a ruota.
Così il presidente FIP Giovanni Petrucci: “Chi conosce bene lo sport sa cosa significhi e quanto sia complicato emergere nel basket di oggi. Oggi ci godiamo la soddisfazione di essere tra le prime otto del Mondo, cosa che visto l’alto livello di questo torneo non è riuscita a tante altre grandi squadre. Gli Stati Uniti sono favoriti e sono un colosso nel nostro sport ma noi vogliamo vincere e provare ad andare più avanti possibile. La nostra Nazionale è fatta da 12 ragazzi che riescono a farsi amare dando tutto sul campo e giocando sempre con cuore e intelligenza, con una guida carismatica come Gianmarco Pozzecco. Nulla è scontato. Colgo poi l’occasione di fare i complimenti a coach Luca Banchi per il bel percorso che sta facendo con la sua Lettonia”.
Il CT Gianmarco Pozzecco: “Ci meritiamo questa partita. I ragazzi si meritano questo palcoscenico perché fin dal primo giorno hanno sudato per essere qui. Non abbiamo il pronostico dalla nostra ma con gli USA è sempre così. Con tutti. Sfrutteremo le nostre caratteristiche migliori, ovvero la capacità di muoverci in campo e fuori come una famiglia, aiutandoci l’uno con l’altro come fatto finora e l’intelligenza cestistica dei nostri giocatori. Consapevoli di aver fatto il massimo fin qui arrivando primi nella seconda fase. Impossibile fare paragoni con altre partite del passato contro gli USA. È un nuovo capitolo e non vediamo l’ora di scriverlo”.
Sulla panchina degli Azzurri a Colonia nel 2004 e a Sapporo nel 2006 c’era Carlo Recalcati: “Sono ricordi indelebili. In Germania l’attenzione era rivolta tutta ai giocatori NBA e noi eravamo davvero poco considerati. Col trascorrere della partita le cose sono cambiate e pian piano anche i tifosi italiani hanno cominciato a prendere fiducia. Anche in Giappone giocammo una buonissima partita ma il guastafeste fu Carmelo Anthony”.
Inevitabile che il pronostico sia a favore della corazzata di Steve Kerr, che dopo aver vinto il proprio girone piuttosto agilmente, ha faticato nella seconda fase contro il Montenegro (poi battuto 85-73) e poi perdendo ieri sera contro una tostissima Lituania (104-110). Di qui, l’incrocio con l’Italia, prima nel girone I davanti proprio alla Serbia.
Anche i precedenti in gare ufficiali parlano chiaro: 14 incontri e sole 2 vittorie tra Mondiali e Giochi Olimpici dal 1960 al 2006. Due vittorie e sei sconfitte se si tengono in considerazione solo i Mondiali. Senza timore di smentita e visto il palmares degli statunitensi, si può serenamente affermare che non ci siano Nazionali al Mondo con numeri migliori al confronto.
Nonostante ciò, non tutti i ricordi di questo incrocio sono a tinte fosche. Anzi. C’è la splendida notte di Colonia, quando in un’amichevole di preparazione ai Giochi di Atene, l’Italia sorprese tutti vincendo 95-78 con 28 punti di Giacomo Galanda e 25 di Basile. In panchina c’era Charly Recalcati e in campo l’attuale CT Gianmarco Pozzecco (per lui 11 punti in 23 minuti con 3 rimbalzi e 8 assist). Sul fronte opposto, allenati da Larry Brown, colossi come LeBron James, Tim Duncan, Carmelo Anthony, Dwyane Wade e Allen Iverson tra gli altri. Ci sono poi le due vittorie mondiali: quella del 1970 nella seconda fase del torneo iridato a Lubiana (66-64, 16 punti di Renzo Bariviera e 14 di Massimo Masini) e soprattutto quella del 1978 all’Araneta di Manila proprio nelle Filippine. Un 81-80 propiziato anche dai 20 punti di Fabrizio Della Fiori e dai 18 di Lorenzo Carraro.
Gli Stati Uniti di questo Mondiale sono un gruppo di ottimi giocatori pronti a mettersi al servizio del sistema di Steve Kerr. Team USA è prima per punti segnati (101.4. unici in tripla cifra insieme alla Serbia, 100.4) ed è regina nella classifica delle stoppate (5.8) e dei recuperi (10.8) a conferma di una fisicità difficilmente pareggiabile.
Minutaggi e responsabilità sono decisamente distribuiti: nessuno resta in campo più dei 23.7 minuti di Anthony Edwards, nessuno gioca meno dei 7′ di Walker Kessler, l’unico sotto i 10′. Il riferimento offensivo più affidabile nel corso del Mondiale è proprio Edwards, guardia di Minnesota che viaggia a 20.2 punti di media col 54% da 2 e il 35% da 3. In doppia cifra per punti, Kerr saluta la presenza anche di Brunson (10.2), Reaves (10.8), Banchero (10.2), con Bridges (9.8) e Jackson Jr (9.2) a ruota.
Così il presidente FIP Giovanni Petrucci: “Chi conosce bene lo sport sa cosa significhi e quanto sia complicato emergere nel basket di oggi. Oggi ci godiamo la soddisfazione di essere tra le prime otto del Mondo, cosa che visto l’alto livello di questo torneo non è riuscita a tante altre grandi squadre. Gli Stati Uniti sono favoriti e sono un colosso nel nostro sport ma noi vogliamo vincere e provare ad andare più avanti possibile. La nostra Nazionale è fatta da 12 ragazzi che riescono a farsi amare dando tutto sul campo e giocando sempre con cuore e intelligenza, con una guida carismatica come Gianmarco Pozzecco. Nulla è scontato. Colgo poi l’occasione di fare i complimenti a coach Luca Banchi per il bel percorso che sta facendo con la sua Lettonia”.
Il CT Gianmarco Pozzecco: “Ci meritiamo questa partita. I ragazzi si meritano questo palcoscenico perché fin dal primo giorno hanno sudato per essere qui. Non abbiamo il pronostico dalla nostra ma con gli USA è sempre così. Con tutti. Sfrutteremo le nostre caratteristiche migliori, ovvero la capacità di muoverci in campo e fuori come una famiglia, aiutandoci l’uno con l’altro come fatto finora e l’intelligenza cestistica dei nostri giocatori. Consapevoli di aver fatto il massimo fin qui arrivando primi nella seconda fase. Impossibile fare paragoni con altre partite del passato contro gli USA. È un nuovo capitolo e non vediamo l’ora di scriverlo”.
Sulla panchina degli Azzurri a Colonia nel 2004 e a Sapporo nel 2006 c’era Carlo Recalcati: “Sono ricordi indelebili. In Germania l’attenzione era rivolta tutta ai giocatori NBA e noi eravamo davvero poco considerati. Col trascorrere della partita le cose sono cambiate e pian piano anche i tifosi italiani hanno cominciato a prendere fiducia. Anche in Giappone giocammo una buonissima partita ma il guastafeste fu Carmelo Anthony”.