Le fatiche di chi è ancora alle aste come conoscenza reciproca e di chi non è che abbia poi tanti uomini certi (Fultz, Gandini e Amici fuori, don’t forget). Ma quelli che ci sono bastano per fare gol alla prima, e non era scontato vista la voglia di Udine – al ritorno al PalaCarnera dopo un bel po’ – e i dubbi sulla tenuta fortitudina. Conta poco, però: arriva la vittoria, pur in una gara di bei disegni ed immediate ispirazioni all’autolesionismo, e in questo momento della stagione va bene comunque.

Si parte con insabbiatura collettiva, segnando proprio quando non se ne può fare a meno, ma la Fortitudo ha più verticalità, contro una Udine che prende rimbalzi d’attacco anche contro voglia, ma che non la mette proprio mai. Così, quando alle penetrazioni di McCamey si aggiungono le triple – festeggiata quella dell’infante Montanari, praticamente al primo tocco di palla in serie A – ecco che si può provare la fuga, facendo 22-12 al 10’.

E’ difficile fermare l’estone Veideman, che visto l’andazzo attorno a lui decide di fare tutto da solo, ma in un modo o nell’altro se la si sfanga, anche bypassando sciocchezze collettive (Italiano in rottura prolungata con annesso antisportivo), tenendo una decina di vantaggio. 36-25, gioia e stupore, poi basta una rotazione non azzeccata, un attimo di sbandamento, e il secchio del latte viene distrutto. Se ne beccano 10 in un amen, e per evitare ulteriori danni serve una tripla dell’essenziale McCamey e, dopo 3’ di disastro, una buona azione difensiva con contropiede. Ergo, 41-35 al 20’.

Bologna la tiene in pugno, non saldamente ma comunque sempre con il nasino sopra la superficie, mentre Udine a parte i suoi due stranieri non ha nulla o giù di lì. Sprazzi, spizzichi e bocconi, ma ad ogni azione corrisponde una reazione, e facendo comunque meglio davanti che non dietro (dove spesso gli errori altrui sono figli di errori altrui e non di bravure proprie) il decino torna tale. 58-47 al 28’, aggiornato – dopo il sedicesimo rimbalzo d’attacco concesso – al 60-52 del 30’.

La Effe sarà anche corta, ma Lardo pur avendone di più guarda disperato il nulla che gli offrono gli autoctoni, e così quando Legion prende in mano la truppa diventa una sinfonia, con il vantaggio che risale oltre quota 10. 72-58, quando poi finisce l’ossigeno e si chiude in totale apnea. Udine deve fare in fretta, e quasi riesce nel clamoroso upset: 11-0 di parziale, ma non c’è tempo per terrorizzare ulteriormente la Fortitudo. Quindi Legion trova due liberi, ed evita tragedie che non sarebbero state, ad ogni modo, meritate.

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