L'ex giocatore e presidente bianconero Renato Villalta è stato intervistato da Giorgio Burreddu su Stadio.
Ecco un estratto delle sue parole.

Sul seguire la stagione della Virtus. Al palazzo non ci vado, ma la guardo in tv, a casa, sul divano col mio cane. Dico che la squadra non mi dispiace, credo stiano mettendo su un progetto condivisibile, che punta molto sugli italiani. E poi non è che devono vincere lo scudetto.
Sogno tricolore troppo ardito? Nell’immediato sì, anche se sarebbe meraviglioso. Mi sembra però una roba da fantascienza dello sport.
Sul progetto che si vede da fuori. Un proprietario che sembra abbia davvero voglia di investire, e di farlo sempre più. E’ finito il periodo dei concorsi, delle fondazioni. Quello è il passato. Inizialmente sono stati importanti, ma poi.

Poi? Nello sport non investi cento e porti a casa centoventi, il guadagno non è così che lo fai. E quindi il fatto che ci sia uno che decide e che mette i soldi mi trova d’accordo. Si stanno dando una struttura, ma ci vuole un po’ di tempo. Se cresci troppo in fretta, non maturi. Invece lì mi sembra che la strada sia quella giusta.
Quanto manca l'Europa? Moltissimo. La Virtus è una delle società che hanno fatto la storia dell’eurolega. E poi quel tipo di competizione è importante per il seguito che ha in città. Manca molto, sì. E’ normale.
Oggi cosa serve a questa Virtus? Vista da fuori, forse un po’ di esperienza. Non dimentichiamoci che l’anno scorso giocava in A2. Mettere insieme giocatori di grande personalità, è stato un altro punto complesso. Umeh e Lawson l’anno scorso giocavano trenta minuti, ora meno. Far passare il concetto non è facile. Ci vuole del tempo. Ma la squadra quando gioca, diverte.
Ale Gentile? Potenziale allucinante. Fisicamente non c’è storia. Può migliorare nel gioco senza palla. Non mi è piaciuto lo strascico dopo la rissa, ma niente polemiche: l’ho già detto. Bisogna solo avere il coraggio di dirgli che ha fatto una cavolata.
Cosa ha la Virtus in più di altre squadre? Il pubblico, e questo contenitore fantastico che è il palazzo di Piazza Azzarita, sempre pieno. E poi c’è un entusiasmo che non tutte le società hanno. Non avverto nemmeno una grande pressione, come invece c’è a Milano.
Parlo di aspettative. A Bologna si sta ancora costruendo, quindi anche le aspettative sono diverse. L’ambizione è un’altra cosa. Anche dalla pressione, comunque, bisogna saper prendere il lato positivo.

VIRTUS, PER VENEZIA SI PUNTA A RECUPERARE ARADORI
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