OLD STAR GAME, LE PAROLE DI FUCKA E BINELLI
In via San Felice n.103 storica sede della SG Fortitudo ha avuto luogo la conferenza stampa di promozione dell’ incontro “Old Star Game” .
Evento benefico promosso dalla Fondazione Operation Smile Italia Onlus (a cui verrà devoluto l’intero incasso della partita), impegnata nell’assistenza e nella cura di giovani e bambini affetti labiopalatoschisi e da altre malformazioni del volto.
Ale Nava e Damiano Montanari guidano una piacevole chiacchierata all’ombra delle due torri Gregor Fucka e Augusto Binelli. Veleggiando tra ricordi di duelli passati e prospettive future senza perdere di vista il vero approdo: la beneficenza.
“Nonostante sia fermo da qualche anno, per problemi fisici, appena Alberto Bucci mi ha contattato e spiegato la portata dell’evento mi son messo a disposizione” Binelli
“Credo che sarà una bellissima festa ed è un dovere per noi esser qui e aiutare chi ne ha realmente bisogno” Fucka
Legati da una profonda stima reciproca i due big men rispondono con fare divertito e rilassato anche a domande spigolose. Incuranti dello scorrer del tempo, ancora abituati a schivare gomitate di avversari e stampa con grande classe, spengono sul nascere ogni possibile bagarre, riuscendo persino a minimizzare la famosa rissa del 1998: “un episodio con pochi colpi andati a segno tante parole dette e troppi espulsi”.
Dopo il pronostico, scontato, sul “derby pasquale” e con l’augurio di rivedere basket city calcare il palcoscenico che merita, la conversazione con i due si conclude con una mezza ammissione di colpa riguardo alla preparazione fisica in vista del match.
“Ci ritroveremo come vecchi amici non so come sarà lo spettacolo offerto, per quanto mi riguarda ho fatto qualche corsetta ai giardini margherita per essere presentabile” sorride Fucka.
”Vista la mia attuale forma fisica posso garantire due minuti di intensità, se Bucci dovesse tenermi in panchina non mi arrabbierei” sogghigna Binelli.
Nonostante qualche battuta goliardica e il clima disteso la conferenza stampa si conclude con l’idea che sotto il cumulo di cenere il tizzone della rivalità sia ancora ardente.
Michele De Rosa