Carlton Myers è stato sentito da Andrea Tosi per la Gazzetta. Un estratto dell'intervista.

"Sono un appassionato di storia, soprattutto quella antica, e quando penso ai quei tempi mi viene in mente una visione della Virtus come l'Impero Romano: un club strutturato, organizzato e disciplinato per vincere la guerra. La Fortitudo era Cartagine, una roccaforte, formata da uomini fieri e valorosi. Io ero Annibale, condottiero ribelle mentre Danilovic era Cesare, splendido imperatore. Ovviamente parlo per metafore, non per periodi storici, perché Cesare è nato 150 anni dopo Annibale. Io e la Fortitudo abbiamo vinto tante battaglie ma non la guerra. Ci ho pensato spesso e alla fine, con la mia conversione religiosa, ho capito che c'era un piano più alto per me. Il Signore ha voluto così e adesso sono felice e in pace con me stesso.
Il derby? Ogni giocatore lo vive a modo suo, il senso di appartenenza ad una maglia non è uguale per tutti. Ma è indubitabile che il suo effetto è direttamente proporzionale alle responsabilità, alla fama e all'ingaggio dei protagonisti in campo. Parlo per me ma penso che sia stato lo stesso per Sasha: al nostro livello non poteva essere una partita come le altre. Con tutti gli occhi dei tifosi puntati addosso e le aspettative di nostri club. Vivere il derby è stato anche stressante, si mescolavano pensieri e sentimenti difficili da spiegare e da comprendere. La sintesi però è facile da capire: nessuno poteva perderlo. Tantomeno io.
Danilovic? In gara-4 della finale scudetto 1998 eravamo sul 2-1 per noi nella serie e sopra di 13 a metà del secondo tempo. Avevamo la partita e lo scudetto in pugno. Guardavo Sasha cercando di carpire un gesto o un'espressione di sconforto, di debolezza. Invece lo vidi insensibile e glaciale, più tranquillo di quanto fossi io. Finì che vinse la Virtus in rimonta e andammo alla fatidica gara-5 con l'esito che è rimasto nella storia. Anni dopo, quando ero in A-2 con Pesaro e giocavamo la finale per la promozione a Pavia, in una bolgia indescrivibile e tutto stava andando storto, mi capitò di pensare a quell'imniagine di Sasha. Così mi fermai durante un time out per dissetarmi senza dire nulla. Ero stranamente calmo e rilassato e trasmisi quel momento di pace ai miei compagni. Morale: vincemmo la partita e andammo in Serie A.
Domani? La Virtus giocando in casa e schierando quel fenomeno di Teodosic è favorita. Djordjevic ha un giocatore fuori categoria. Faccio i complimenti a Luca Baraldi per averlo portato in Italia.
Obiettivi? La Virtus è da scudetto, se non lei non vedo chi possa competere con Milano. La Fortitudo vale i playoff e sono convinto che li farà"

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CLIMAMIO - ARMANI MILANO, GARA 1, 77-70