Le parole di Gianmarco Pozzecco alla vigilia della trasferta di Roseto.

“Non faccio pretattica, ma starà fuori Gandini che ha avuto un problema alla schiena. Ho visto e conosco Roseto, so che campo è, la gente è appassionata, e questo è il primo pericolo: in casa sono pericolosi, è lampante ed evidente che in casa giocano molto meglio. E questa è una preoccupazione. Noi siamo avanti in classifica, ma purtroppo o per fortuna nel mondo dello sport le cose vanno diversamente da quelli che possono essere i pronostici: potrebbe diventare più semplice se giocheremo nel nostro modo, altrimenti non sarà così. Faccio affidamento ai miei giocatori, che sono intelligenti, connessi e collegati, e per questo non sono preoccupato, anche se è difficile spiegare al tifoso che possono succedere cose che condizionano chi va in campo, e che possono sembrare non dico ‘svogliati’ ma con meno energia. Questo perché ci sono gli avversari, perché possono andare in ritmo: Roseto ha Contento e Carlino che possono fare canestro, Carlino poi mi fa impazzire, è un mancino di quelli che piacciono a me, ha un gran modo di tirare.”

La squadra ha più bisogno di rigore o comprensione? “Io vorrei spesso ridere e scherzare, ma il ruolo dell’allenatore non lo consente sempre. Io ricordo che mio nonno, quando giocavamo a sette e mezzo, guai a non farlo vincere: c’era gran divertimento e competizione, cose che possono andare insieme, anche se nel professionismo non è molto facile. In questa settimana ho chiesto massima intensità per tre giorni, poi siamo andati un attimo calando mettendola anche un po’ in goliardia. Il ‘mio successo’ come allenatore è fare in modo che la squadra abbia successo, e quindi riuscire a mettere insieme queste cose, riuscendoci a Capo D’Orlando e non a Varese, perché si deve anche capire chi si ha davanti: Basile, Soragna e Nicevic avevano la loro personalità, Okoye e simili a Varese no. Qui ho bellissimi ragazzi, dal primo all’ultimo, e faccio affidamento sul fatto che l’ambiente sia simile a Capo D’Orlando e non a Varese. Se non sarà, tornerò a Formentera”

Come è tornare a fare il capo allenatore dopo essere stato vice? “Mi sento molto più sereno. Prima pensavo che fosse solo una questione di energia, e che io dovessi a tutti i costi fare in modo che facessero canestro. Non è sempre l’energia che porta a fare canestro ma il contrario: se segni, poi, sei meglio predisposto in difesa. Se una donna ti fa un sorriso pensi di essere intelligente, altrimenti no, e questo vale anche per il basket. Ora mi sento più preparato, che non vuol dire essere più bravo, e comunque continuerà l’alternanza tra me e Comuzzo, dato che non mi piace pontificare. E sono tutte esperienze: da allenatore, da vice, da allenatore”

Il ritorno al Paladozza ti ha emozionato. “Ero molto teso, rigido, se non fosse stato così sarebbe triste, e uno fa sport – o il tifoso – per questi motivi. Poi la vittoria amplifica tante emozioni, così come la sconfitta ti permette di godere maggiormente delle vittorie: io ho perso molto, ma questo mi ha fatto godere di più delle vittorie”

E il ritorno a Bologna? “A Formentera ci sono quattro bar, ognuno ha tre persone, e tu scegli il bar con le tre persone che ti stanno simpatiche, e scegli con chi stare. A Bologna non puoi farlo, è bello quando vinci e ti senti attorno dei ‘soccia Poz!’. Ora la gente è molto carina, forse perché siamo 1-0: ho parlato con il mio vicino che ha un cane che si chiama Renato, e ho visto attorno a te tanto entusiasmo. Vedo il fortitudino in questo modo, e sono felice di essere tornato a vivere in questa città dove so di dover avere a che fare anche con gente che non mi è tanto simpatica”

“Poi vorrei aggiungere qualcosa. Non faccio prigionieri, mi va bene la stampa, ma qualcosa mi ha già fatto rompere le ‘pelotas’. Ho parlato con un ragazzino a Reggio Emilia, e lui ha riportato esattamente quello che gli avevo detto. Ma non voglio avere problemi con i titolisti: se dico ‘mi piace Mancinelli perché è un bravo ragazzo’, ma non è che mi ci voglia fidanzare. Non voglio problemi con i titolisti, perché poi ci sono quelli che prendono le pillole dai titoli ed estrapolano. Io ho detto che mi piacerebbe allenare una squadra italiana come Reggio Emilia, perché non vorrei sette stranieri. Ma non ho mai detto che voglio allenare Reggio, o che Reggio sta pensando a me. Sono stato bene a Capo D’Orlando, ho sofferto di più a Varese perché non riuscivo a ripagare l’amore della gente, e lì ero diventato diplomatico e perbenista. Ma qui sarà diverso, resterò io, sincero e leale, e che non mi farò mettere i piedi in testa da nessuno: non mi scassate il cazzo o divento una furia. Se non farò le cose bene me ne andrò, ci metterò l’anima, perdonatemi se sono blasfemo, ma ho costruito un castello che sarà di cacca ma è mio. Posso dire sciocchezze, di cagate ne sparo, ma non inventatene.”

“E, ultima cosa, vorrei fare le condoglianze a Bebo Breveglieri, che ha perso la sua mamma.”


Il video grazie a Sportpress



 

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91