'Casa Virtus uguale Casa Italia' aveva detto Paolo Ronci nel comunicato ufficiale per l'acquisto di Amedeo Tessitori qualche giorno fa. Stesso copione, anche dopo un altro (e presumibilmente ultimo) acquisto tricolore: Awudu Abass è un nuovo giocatore della Segafredo, dopo un interessamento nato a dicembre dello scorso anno (anche se già nell'estate 2018 i rumors si inseguivano) e ancor di più marcato dalla chiara volontà di coach Djordjevic di portare il nativo di Como in maglia bianconera. Una storia a lieto fine con un importante contratto triennale, nonostante per Abass ci fossero sul tavolo anche altre proposte: "Tra noi e Abass non c’è mai stato un dubbio: da un punto di vista economico l’accordo lo avremmo potuto fare tre mesi fa. Erano gli aspetti tecnici che lui voleva approfondire e lo ha fatto con il coach", così Luca Baraldi ha chiarito ogni dubbio su una trattativa molto lunga ma che né la società né il giocatore avevano fretta di chiudere. Un'ossatura ancora di più italiana, dopo Alibegovic, Tessitori (Pajola, Ricci, Cournooh e Baldi Rossi) per una Virtus che, a scanso di polemiche sterili e inutili, aggiunge anche Abass, ultimo tassello mancante di un bel puzzle verde, bianco e rosso.

Classe '93, ala di 200cm, lanciato in serie A da coach Trinchieri a Cantù. In Brianza cresce tanto con il passare degli anni, arrivando a consacrarsi definitivamente nella stagione 2015/2016. Poi il passaggio a Milano dove, nonostante uno scudetto, una Coppa Italia e due Supercoppa, in due anni non trova il suo ambiente ideale. Si sposta per due stagioni a Brescia, dove raggiunge anche la convocazione per i Mondiali in Cina della scorsa estate. Un giocatore completo, che può ricoprire più ruoli e potrebbe essere non solo un'alternativa a Weems nella Virtus di Djordjevic, ma anche giocare al fianco al numero 34 bianconero. Un ragazzo, come detto, che piace molto al coach serbo, un ottimo difensore (su più ruoli) e un atleta capace di attaccare il ferro con decisione, come ha fatto vedere molte volte a Brescia. Cambierà probabilmente il suo minutaggio e i suoi compiti in campo: a Brescia era sicuramente la punta di diamante, sopra i 30 minuti di utilizzo molto spesso con la palla in mano. A Bologna qualcosa cambierà, necessariamente, avendo di fianco giocatori che con la palla in mano ci sono nati: il suo ruolo sarà farsi trovare pronto ed entrare subito in sintonia con quelli che, i soliti noti, sono tra i primi 5 assistman del campionato.

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