Serviva vincere e vittoria arrivata, per la Fortitudo che gioca la sua gara semispareggio contro Brindisi e, dimenticando per un attimo quello che sarà a Natale, fa un bel passo in avanti verso la Coppa Italia. Non pensando al roster accorciato dall’influenza di Daniel, Martino se la sfanga alla meglio con il dominio di Henry Sims (17+17, 7 stoppate, eccetera) e con le certezze di Leunen. Magari evitabile qualche patema a metà ultimo quarto, ma alla fine un bel chissenefrega. E ora, mangiare leggero la sera del 24.

Si parte già con Sims in modalità faccio-quello-che-voglio, andando a far giacere John Brown senza bisogno di tombe là nel pian, e con una Fortitudo in facile impatto davanti ad una Brindisi troppo scollata e priva di logica offensiva. 14-5 l’Everest, poi i primi cambi, 5 filati di Stone, e serve un tapin al 10’ di Aradori per chiudere 20-14 davanti alla prima sirena.

Non c’è nemmeno bisogno di giocare al gatto con topo, quando Brown prova a riscattarsi e a portare i suoi a -3: Sims ritorna in campo, tocca la doppia doppia già a metà secondo quarto, e per la Fortitudo c’è solo da stargli dietro (36-22). Tutto bene, ma non benissimo: Stone non ne vuole sapere di darsi già al veglione natalizio, altri 8 in un amen, divario quasi dimezzato, 40-32 al 20’.

Si mantiene la giusta velocità di crociera, malgrado un tecnico affibbiato ad un impreciso Aradori e malgrado Sims venga milluplicato per non farlo straripare oltre l’impossibile. 58-46 ancora, poi uno di quei passaggi a vuoto che vai a capire da dove saltino fuori: 0-8, Brindisi a -4, e necessità del terzo coniglio dal cilindro del pre-sirena: stavolta Stipcevic, e 61-54 al 30’.

La platea si esalta quando lo speaker narra il finale di Sassari, ma non c’è un immediato effetto Unipol Arena come una decina di anni fa all’epoca di Teramo. Si tocca il 69-55, poi a sfilacciare sempre di più la partita ecco sbucare un po’ di stanchezza, e nuovo dimezzar dello scarto da parte degli amati dal canoro Carrisi. 0-10, e tremori finali forse, imprevisti. E allora serve tornare sull’asse Leunen-Sims per rifiatare, e all’ennesima difesa perfetta del lungo con il numero 14 per finire la questione.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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