TRIESTE - FLATS SERVICE BOLOGNA 65-84
Poteva essere un difficile banco di prova, diventa una mattanza esaltante quella con cui la Fortitudo devasta Trieste e mantiene l’imbattibilità, dominando su chi dovrebbe essere una delle squadre più forti del girone ma che oggi è parsa una roba tecnicamente inguardabile. Terribili demeriti casalinghi, ma anche una Fortitudo che ha saputo in maniera eccellente guardare quello che il campo offriva, prendendo al volo tutte le occasioni e dominando l’indominabile senza mai dare ai padroni di casa la minima speranza di poter rientrare. D’altronde, dopo aver concesso un interessante 6/34 al tiro nel primo tempo, tutto il resto è stato facile navigazione.
Si parte con ribaltamento delle previsioni: Bologna tira e la mette da 3, Trieste va tanto in area, la mette poco, ma carica di falli chiunque provi a difendere. Basta però per un primo effimero vantaggio (12-6) che cresce quando i padroni di casa – dopo l’inspiegabile panchinamento di Candussi - iniziano un ciapanò dall’arco che provoca solo contropiedi e cesti fortitudini. Si potrebbe straripare più di quanto non si faccia, perché Trieste è inguardabile (2/20 al tiro complessivo nel primo quarto), e paradossalmente il 21-8 di Bologna al 10’ poteva essere meglio.
C’è da chiedersi se Trieste ne abbia voglia o stia cercando di dimostrare qualcosa – di negativo – a qualcuno, perché la roba che si vede in campo è imbarazzante. La Fortitudo deve solo aspettare, recuperare rimbalzi e andare a mettere facili canestri, che permettono il triplaggio e anche più, sul 35-11. Quando i padroni di casa scoprono di poter anche far centro cala un po’ la qualità dell’attacco bolognese, ma è tutto fin troppo facile. Arriva pure allo scadere la tripla da metà campo di Freeman, 48-23 al 20’ e sonora fischiata del palasport ai propri, poco diligenti, giocatori.
Raggiungere il trentello non è nemmeno difficile, anche quando Trieste per un po’ rinuncia al corri e sbaglia dall’arco e cerca di andare in area. Sul 62-31 piovono altri fischi giuliani, Caja gira un po’ il quintetto, il trentello diventa ventello, ma nulla di davvero preoccupante. Ed è 67-44 al 20’.
La disperazione – e la maggior logica offensiva, specie negli italiani – fa rosicchiare qualcosa a Trieste, ma oltre i 20 (76-56) non si va, e tutto il resto è una passeggiata tra i fischi casalinghi. Qua si va alla grandissima, altroche.
(Foto Mauro Donati)