IL DOPOPARTITA DI TORINO-FORTITUDO
Siamo stati di recente tanto abituati alle sconfitte che quasi più non ci si fa caso, anche se Torino è stata un po' diversa dalle altre, se non altro perchè stavolta la squadra non si è sciolta come atteggiamento e voglia di provarci (vedi Piacenza). E, se è vero che il secondo tempo è stato 33-51, è anche vero che tra assenti prepartita e l'aggiuntosi Thornton poi, insomma, avrebbe avuto bisogno di un terzo polmone per più o meno tutti i giocatori. Poi magari si potrà disquisire su come Torino abbia preso il primo tempo un po' alla leggera e si sia messa a giocare (Mayfield, sopra tutto) quando ne ha avuto voglia, e che queste siano partite che contano quel che contano. Ma alla fine Dalmonte ne è uscito soddisfatto e insolitamente grintoso, davanti ad una domanda poco lucida di un commentatore locale che lamentava le assenze locali.
Ok, si parla di niente, in attesa di capire che fare di Thornton - una decina di minuti virgolati, poi lo stop - e la lunghezza degli infortuni di Panni e Aradori. E di capire se nei playoff sarà Cento o Pistoia, che non sembrano tra le più in forma del girone da cui andare a trarre l'avversaria. Intanto si vada avanti con questo gironcino ad orologio che, boh, chissà, pare solo una specie di torneo di allenamento in attesa di cose più importanti.
Ed ero contentissimo - Utile Niang, al punto da chiedersi se (al netto dei suoi perenni acciacchi) non possa finalmente ritagliarsi uno spazio laddove tante scelte non ce ne sono. E l'asse Fantinelli-Candussi: non ci saranno gli stranieri, ma gli italiani ci sono eccome.
Non me lo so spiegare - Ancora sotto livello Italiano, che sembra di quelli che sgasano sull'acceleratore di una macchina in folle. Alti e bassi per Vasl, che forse dovrà prendere di più le misure dei suoi compagni, che non quelle (discrete) del canestro.
(Foto Giulia Serafini)