Pietro Aradori, intervistato dal Resto del Carlino, ha parlato ancora una volta del suo ottimo rapporto con la città di Bologna e i tifosi della Virtus.

Qualcosa della Virtus che si scopre solo da dentro? La passione con cui la gente vive il basket qua a Bologna. E' come se la pallacanestro fosse una seconda pelle o una fede e la V nera viene vissuta come una seconda famiglia, una famiglia di cui io mi sento parte e di cui mi sento sempre più parte conoscendola meglio ogni giorno. Da fuori capisci che questa è una grande realtà, ma viverlo in prima persona è totalmente diverso, ti senti sempre più coinvolto.
La passione è una spinta in più oppure è una pressione? Per come la vivo io e una spinta in più, perchè a Bologna ci sono tantissime aspettative. Ho giocato in tante piazze dove c'era pressione: Cantù, Siena e Reggio Emilia. Ho fatto parte di tante realtà dove la squadra era costruita per vincere. Bologna è un po' diversa perchè c'è tanta gente che vive e conosce la pallacanestro da almeno 20 o 30 anni, e non vede l'ora di tornare ai fasti di un tempo.
Chi è il leader della Virtus tra me e Gentile? Non c'è un leader preciso, ma ci spartiamo il ruolo e non solo tra noi due. In questo mese e mezzo è cresciuto in modo esponenziale anche Marcus Slaughter. Questa è una squadra che nel tempo si è prima conosciuta e poi accettata e ha trovato il modo per andare in campo e vincere.


(Foto Giulia Pesino)

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