Al limite dell’indecenza per 20’, con atteggiamento e dinamismo lasciato forse negli spogliatoi, la Fortitudo ritorna alla vittoria contro Milano grazie ad un secondo tempo dove, infortunio di Panni a parte, tutto funziona nel verso giusto: ospiti che smettono di giocare, difesa che inizia ad andare oltre i propri agghiaccianti limiti, e vittoria che fa capire cosa possa fare, questa squadra, nel bene come nel male. Qui, ora, le cose sono due: primo tempo (e lacrime nostre) o secondo tempo (e lacrime altrui).

Si parte tra il silenzio della Fossa, i larghi buchi sugli spalti e spettacolo per cui, come si suol dire, gli assenti hanno ragione. Minuti imbarazzanti collettivi, ma con Milano che si sveglia per prima e porta dopo 5’ ad un punteggio di 7-3 esterno e un timeout con sonora (ma non sonorissima) fischiata alla truppa. C’è una blanda reazione, ma Milano ha un po’ di voglia in più, con l’esterno Potts che fa 11 rimbalzi (!) a sirena non ancora sirenata. Che arriva sul 17-13 esterno e Fossa che torna a farsi sentire con la classica richiesta di tirare fuori qualcosa dai boxer.

Gioco dentro-fuori, dominio a rimbalzo e solo tentativi da 3 o quasi: Milano gioca al gatto col topo, fa +10 e gestisce in tranquillità contro una Fortitudo che cammina. Cammina anche Milano, sia chiaro, ma almeno salta e prova ad avere maggiore dinamicità. E non aiuta il tentare di caricare il pubblico l’ultima azione del quarto, quando dopo un errore al tiro Amato, in 3”, fa coast to coast senza nemmeno un tentativo di fermarlo. E’ 46-30 esterno all’intervallo.

Solo la poca precisione ospite tiene in vita Bologna, che peraltro per prendere un rimbalzo difensivo deve a volte aspettare la rimessa dal fondo dopo cesto preso, perché altrimenti non ce ne sarebbe proprio. Però almeno in attacco qualcosa si muove, e tra tiri liberi e un minimo di grinta in più dietro, quasi omeopaticamente, si riappare a -4. Un po’ di maretta per un possibile gol più fallo allo scadere annullato a Barbante tiene alto il nervosismo più dell’huddle biancoblu che non della platea, 59-53 esterno al 30’.

Con triade arbitrale non esattamente ostile e con Milano che fatica a capire come attaccare ora che la Fortitudo difende di mani e di pettorali, la scalata al pareggio è completata dopo 5’ scarsi in cui di punti beccati ce ne sono zero. Arriva il sorpasso, 61-59, ma anche l’infortunio di Panni al polpaccio destro che lo porta fuori a spalle. Però ormai c’è, forse a sorpresa, solo una squadra in campo e quando Fantinelli diventa l’imprevisto eroe della serata quasi ci si chiede come sia possibile una simile metamorfosi, come voglia da un lato e come dismissione dall’altro. Servono 8’25” a Milano per sbloccare il punteggio, che lentamente è diventato 66-59 interno, ma nel resto della partita non si rischia praticamente mai. Chi lo avrebbe mai detto.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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