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Gianluca Basile, a Bologna per le riprese di "Basketball & Conversations", è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"Una cosa che non volevo assolutamente fare. A convincermi è stato Alessandro Mamoli di Sky, che ha molto insistito. Poi ho pensato che, a cinquant'anni, era giusto rimettermi in gioco. All'inizio era preoccupato, tesissimo, neanche quando giocavo mi mettevo addosso una pressione così. Ma alla fine è andata bene, mi pare.

Diciamo che il tema centrale del format è proprio il cambiamento, sono io che cerco di farmelo spiegare da allenatori e giocatori di ieri e di oggi. In realtà in questi anni un po' ho seguito, vedevo partite in tv, ma da lontano di molte cose non mi rendevo conto. Il basket è cambiato e basta. Ma è la natura che porta i cambiamenti, ogni epoca ha i suoi. Non puoi fermare il mare, o provi a nuotare o affoghi, credo valga in ogni campo della vita. L'altro giorno a Bologna ho rivisto anche Dusko Ivanovic, che ho avuto come allenatore a Barcellona, uno come lui che è considerato rigido, inflessibile, si è adattato come tutti al gioco e alle usanze moderne.

Un nuovo Basile? No. Mi è venuto invece da pensare alle infinite sessioni di ripetute per l'uscita dai blocchi che facevo io, ai doppi allenamenti massacranti, che oggi le grandi squadre, specie di Eurolega, non possono fare. Ma lo capisco: lavorare sullo sviluppo dei giocatori italiani è difficile. Solo che nello sport non puoi ingannare nessuno, in nessuna epoca. Per emergere esistono solo il lavoro e la voglia di competere".

La Fortitudo? Sono stato anche al PalaDozza e rivederlo da vuoto, ma con la maglia di Ruben Douglas appesa al soffitto, mi ha fatto effetto . E ho pensato ai giocatori di oggi che hanno la fortuna di giocare per la Fortitudo, non importa in che serie. Lì sì, lo ammetto, ho provato un pizzico di invidia per i giovani"

Oggi torna Black and White, alle 19 su Nettuno Bologna Uno
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