DERBY AMICHEVOLE, ISTRUZIONI PER L'USO
Il derby amichevole è qualcosa che il pensiero non considera, direbbe Enrico Ruggeri se fosse un esperto di faccende cestofile. Eppure esisterà, sabato, così come era esistito in passato, in sfide non entrate nel computo ufficiale del bilancio tra V e F (non le elenca nemmeno Enrico Schiavina nei suoi testi derbistici) ma che, per forza di cose, smuovevano le masse più di altre sfide estive. Era l'epoca dei tornei di agosto o di settembre, quando le due Bologna si affrontavano senza far nascere tutte le problematiche palesatesi in queste ultime settimane, quando l'idea della stracittadina è sembrata più un fastidio collettivo che non un qualcosa di allettante. D'altra parte, qualcuno si ricorda delle Carisbo Cup di una decina di anni fa? No: non sono andate a referto, amen.
L'oggetto del contendere è la faccenda per cui una squadra è in A1 e una in A2. Cosa che non era un problema anni e anni fa, quando V e F si affrontavano sia in amichevole che in Coppa Italia (con le antiche formule). Per intenderci, qualcuno ricorderà, forse, un derby del settembre del 1990, quando la appena retrocessa e impoverita Fortitudo affidata ai giovani di Pillastrini tenne discretamente botta contro la Virtus – qualcuno addirittura vociferò di una specie di non infierite: erano altri tempi, rapporti meno tesi, e c’era Trottolino Marcheselli in prestito – al punto da regalare un po’ di ottimismo ad una truppa biancoblu che pareva già pronta a fare 0-30 in A2. Ecco, ma ora tante, troppe cose sono cambiate, con le differenze sui tesseramenti che rendono prima e seconda categoria quasi due sport diversi.
E, alla fine, diventa anche problematico per entrambe le squadre ipotizzare cosa potrà succedere, dato che se fosse una qualsiasi altra amichevole nessuno ci penserebbe (per intenderci, la Virtus ha di recente fatto facile vittoria contro Ferrara, la Fortitudo in passato si fece bastonare da Milano, ma con risultati buoni solo per gli articoli del giorno dopo), ma un derby? Tutti rischiano di perderci qualcosa: il mondo bianconero, se alla fine arrivasse un ko contro una certa squadra di seconda categoria, e il mondo biancoblu, se ci fosse un ventello contro una certa squadra di prima categoria.
In Fortitudo, in una realtà già abbastanza confusa dai problemi metaniferi, c’è anche stata la divisione del tifo, con la Fossa a negare la presenza e gli Unici a dire, invece, di sì. Hanno ragione i primi, dato che la cosa era evitabile. Hanno ragione i secondi, ricordando il coro ovunque ti seguirem? Insomma, ci siamo capiti. In Virtus, sembra che non si veda l’ora di sbertucciare, dagli striscioni in preparazione, quelli che presentano maglie senza avere il permesso.
Quindi, cosa capiterà sabato? Intanto – banalissimo, mai scontato – che tutti stiano tranquilli. E che poi ci sia la capacità, da parte di entrambi i mondi, di non trarre alcuna conclusione tecnica da quello che sarà il risultato del campo. Perché se già di solito le amichevoli estive valgono quello che valgono (qualcuno si ricorda, ad esempio, che la F scudettata, nel settembre del 2004, uscì da una sfida a Reggio con un trentello sul groppone?), figuratevi un derby. Saremo capaci di vedere la gara come 40’ di basket estivo senza farci condizionare da qualsiasi altra cosa?
(Foto di Fabio Pozzati)
L'oggetto del contendere è la faccenda per cui una squadra è in A1 e una in A2. Cosa che non era un problema anni e anni fa, quando V e F si affrontavano sia in amichevole che in Coppa Italia (con le antiche formule). Per intenderci, qualcuno ricorderà, forse, un derby del settembre del 1990, quando la appena retrocessa e impoverita Fortitudo affidata ai giovani di Pillastrini tenne discretamente botta contro la Virtus – qualcuno addirittura vociferò di una specie di non infierite: erano altri tempi, rapporti meno tesi, e c’era Trottolino Marcheselli in prestito – al punto da regalare un po’ di ottimismo ad una truppa biancoblu che pareva già pronta a fare 0-30 in A2. Ecco, ma ora tante, troppe cose sono cambiate, con le differenze sui tesseramenti che rendono prima e seconda categoria quasi due sport diversi.
E, alla fine, diventa anche problematico per entrambe le squadre ipotizzare cosa potrà succedere, dato che se fosse una qualsiasi altra amichevole nessuno ci penserebbe (per intenderci, la Virtus ha di recente fatto facile vittoria contro Ferrara, la Fortitudo in passato si fece bastonare da Milano, ma con risultati buoni solo per gli articoli del giorno dopo), ma un derby? Tutti rischiano di perderci qualcosa: il mondo bianconero, se alla fine arrivasse un ko contro una certa squadra di seconda categoria, e il mondo biancoblu, se ci fosse un ventello contro una certa squadra di prima categoria.
In Fortitudo, in una realtà già abbastanza confusa dai problemi metaniferi, c’è anche stata la divisione del tifo, con la Fossa a negare la presenza e gli Unici a dire, invece, di sì. Hanno ragione i primi, dato che la cosa era evitabile. Hanno ragione i secondi, ricordando il coro ovunque ti seguirem? Insomma, ci siamo capiti. In Virtus, sembra che non si veda l’ora di sbertucciare, dagli striscioni in preparazione, quelli che presentano maglie senza avere il permesso.
Quindi, cosa capiterà sabato? Intanto – banalissimo, mai scontato – che tutti stiano tranquilli. E che poi ci sia la capacità, da parte di entrambi i mondi, di non trarre alcuna conclusione tecnica da quello che sarà il risultato del campo. Perché se già di solito le amichevoli estive valgono quello che valgono (qualcuno si ricorda, ad esempio, che la F scudettata, nel settembre del 2004, uscì da una sfida a Reggio con un trentello sul groppone?), figuratevi un derby. Saremo capaci di vedere la gara come 40’ di basket estivo senza farci condizionare da qualsiasi altra cosa?
(Foto di Fabio Pozzati)