Sasha Djordjevic ha parlato a Sportweek della situazione del basket italiano. Un estratto dell’intervista.

“A quei tempi c'erano campioni come Dawkins, Danilovic, Carroll, McAdoo. Una volta il campionato italiano era un punto d'arrivo, ora è diventato un punto di passaggio. I giocatori forti portano visibilità, aumentano l'interesse, richiamano altri giocatori forti: innestano un circolo virtuoso che fa bene all'intero movimento. Ma perché arrivino, è necessario un progetto complessivo che li attragga. Non è solo questione di offerta economica: i campioni ti scelgono se sei riconoscibile.
Un Paese come l'Italia deve sempre avere squadre di club in fondo ai tornei europei e una Nazionale che lotti per una medaglia. È il mio compito a Bologna: riportare la Virtus ad un alto livello di competitività e competizione. Solo il confronto coi più forti ti fa crescere: i ragazzi si appassionano, chiedono ai genitori di portarli in palestra e il serbatoio da cui pescare talenti fa il pieno. Il risultato della partita condiziona i piani di sviluppo. Ma un albero non può impedirti di vedere la foresta intera.
Da dove ripartire? Dalle infrastrutture: gli impianti, i contratti televisivi, i servizi per i tifosispettatori. In Germania hanno iniziato da questo avendo l'obiettivo di diventare nel 2020 la migliore Lega europea. Ci stanno riuscendo.
Gli italiani? Lavorino di più per alzare il loro livello e mettere in difficoltà gli allenatori. Gli stranieri arrivano pronti, e i club non possono accontentarsi di avere in gruppo 2-3 italiani buoni e basta”


(foto Virtus Pallacanestro)

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