Gianmaria Manghi, sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, è stato intervistato dalla Gazzetta di Reggio sulla riapertura al pubblico dei palasport.
Un estratto delle sue parole.

Per il periodo che abbiamo vissuto e di cui abbiamo tutti memoria e anche per il periodo che viviamo che non può dirsi certo quello di chi ha scampato il pericolo direi che siamo di fronte al primo tentativo serio e concreto di ripartenza dello sport con il coinvolgimento del pubblico.
L'evento indoor è una cosa molto più complessa e devo dire che se siamo riusciti a trovare il modo di convincere il Comitato tecnico scientifico a dare il via libera lo dobbiamo alla grande serietà dei dirigenti delle società. In tutti ho trovato grande senso civico e disponibilità ad adeguarsi a norme che sono a tutela della salute di tutti.


E' un esperimento da cui dipendono altri possibili passi in direzione del ritorno alla normalità? Sicuramente quello che accadrà all'Unipol Arena darà indicazioni anche per gli eventi futuri.
Voglio pensare in positivo. Certo è che la decisione di aprire a circa 2000 persone l'Unipol Arena non è stata presa a cuor leggero e non è a costo zero.
Chi acquista il biglietto viene tracciato, registrato con nome e cognome. Questo servirà nel caso in cui qualcuno che era nei paraggi all'interno del palasport, dovesse risultare positivo o contrarre la malattia. In quel caso, il vicino dovrà stare in quarantena in attesa del tampone.

Dentro al palasport che succede? Con un termoscanner viene misurata la temperatura poi degli steward accompagnano il tifoso al suo posto, a due metri di distanza dal tifoso più vicino. Dal posto ci si potrà alzare solo per andare al bagno, seguendo sempre le indicazioni degli addetti, circa 70, in pratica uno ogni trenta spettatori.

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