Non si sarà molto divertito, Stefano Pillastrini, seduto al Paladozza a vedere la partita di ieri. Perché, se questa è la Fortitudo, ci sarà tanto da fare, per lui, alla ricerca di una vendetta sportiva ricordando l’1-3 dell’anno scorso: ci ha provato Ciani, ma non ci è riuscito, ed ora toccherà a lui. Che ha visto una Bologna tornata ad essere capace di minuti mostruosamente difensivi, vedi l’assurdo 38-4 che ha stritolato Agrigento, e che dovrà forse pensare a dove cercare punti deboli: forse la tenuta mentale, ma ci sta che il rilassamento sul +30 di una gara 4 casalinga sia stato quasi umano, e non figlio di chissà quali problematiche. Anche se, come Boniciolli ha ricordato, non sono comunque cose che devono essere lasciate. Sai mai.

Gara 4 quindi archiviata, e quello che la serie ha detto è poi quello che, forse, si sapeva da sempre: questa squadra, se ne ha voglia e testa, può fare davvero qualsiasi cosa, e il problema è attivarla, ricordando come, solo una settimana fa, già si recitavano possibili addii o altre critiche. Ecco: il bello e il cattivo tempo, le meraviglie e i guai. L’alternanza tra difficoltà soprattutto mentali e strapotere fisico. Si è rivista la difesa dei bei tempi (in tre gare Agrigento non ha mai superato quota 60), un attacco che ha tanta gente che può ergersi a salvatrice della patria ma che non pretende di esserlo per diritto divino, e il clima attorno che, riuscisse a tenere l’equilibrio tra una buona prova e una meno buona, può fare davvero tanto. Ora però basta: ottavi archiviati, e vediamo Treviso cosa sarà.

Shine on you crazy diamond - La difesa collettiva, il risveglio di Italiano, Mancinelli che ormai fa canestro quando gli pare. Tutti, insomma.

Another brick in the wall - Solo l’ombra di quel finale un po’ sfilacciato. Ma vagli te a dire qualcosa, a chi stava dominando oltre l’incredibile.

(foto di Fabio Pozzati)

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