L'ex giocatore e dirigente Virtus Achille Canna - oggi 88enne - è stato intervistato dal Resto del Carlino.
Un estratto delle sue parole.


Io, Alesini e Calebotta eravamo chiamati il trio Galliera. La società ci aveva messo a disposizione un appartamento in via Galliera, all'angolo con via Irnerio. Eravamo sempre insieme, in allenamento, in campo, la sera. Ci battezzarono così. Grandi amici che che purtroppo non ci sono più e che mi mancano tanto.

Sono arrivato a Bologna giovanissimo. E mi sono trovato così bene che non l'ho più lasciata. Mi sento bolognese al cento per cento. E sono sempre virtussino. Anche se mi considero uno sportivo vero.

Da dirigente le dimissioni dopo il famoso "derby della paletta". Non voglio fare polemiche. Rientrando in pullman, in palestra, rassegnai subito le dimissioni. Sono abituato ad assumermi le mie responsabilità.

Alla società devo tutto. Mi trovarono anche un lavoro, alla Minganti. Era un'altra pallacanestro. Non eravamo ricchi, ma almeno potevo contare su due stipendi. E uno così lo spedivo a casa. Ero felice, lo sono ancora. E mi ritengo fortunato.

I giocatori più forti che ho incontrato sono stati Richardson e Danilovic. Sugar portò la mentalità Nba, sempre corretto e bravo. Sasha freschezza e agilità: un fenomeno.
E gli allenatori? Beh, tra quelli che ho avuto Tracuzzi. Era il più moderno. Studiava il basket americano sulle rare riviste dell'epoca. Dell'era più recente, senz'altro Alberto Bucci ed Ettore Messina.
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