Fosse sempre Paladozza, lo sappiamo, sarebbe una storia un po’ diversa da quella che si racconta quando invece si deve uscire dal perimetro di Porta Lame. Ma almeno qua, come detto, le cose vanno ben diversamente e la Fortitudo esce dalla sfida con la capolista portandosi via scalpo prestigioso e prova di grande carattere laddove era poi quello che serviva. Senza fronzoli, lasciando in differita disquisizioni su chi c’è e non fa e chi ci dovrebbe essere ma ancora non c’è.

Clima vibrante fin da subito, Pistoia più squadra e Fortitudo che si ingarbuglia nelle proprie trame offensive aspettando solo i cesti di un ispirato Aradori (10 immediati) per muovere un tabellone altrimenti molto, molto pigro da entrambe le parti. Pistoia gira di più i propri produttori, è cme 16-14 esterno al 10’.

Gli ospiti non sono facili da circumnavigare, ma anche Bologna quando ci si mette difende benino, con Italiano ad azzerare Varnado e un po’ tutti a lavorare per tenere chi era a 16 a fine primo quarto ancora a 16 per un bel po’ di minuti. Quasi 7, nei quali la Fortitudo ne imbrocca 10 e prende un minimo di vantaggio (8) che a punteggio basso tanto male non dovrebbe essere. Il problema resta Davis, che pur utile dietro è un pianto ogni volta che viene servito dai compagni con i classici palloni che chiedono solo di essere appoggiati, ma il riavvicinamento ospite viene rintuzzato da una sciocchezza di Del Chiaro nell’ultima azione che regala palla, e tripla, a Cucci. Ed è 30-24 al 20’.

Che almeno uno dei due stranieri si dia una mossa, ci si chiede, e a rispondere è Thornton che ne mette 7 di fila e riesce a far segnare perfino Davis, da sotto. Doppia cifra di vantaggio e dilagar con triplona di Aradori per il 47-32, a metterne 17 di gruppo in 5’. Funzionano anche le seconde linee, che reggono ad un tentativo di spallata pistoiese, 54-42 al 30’.

Si resta davanti senza grosse sofferenze, anche perché Pistoia è Wheatle e basta. Poi, fatto il +15, ci sta che Pistoia la butti sulla disperazione andante, avvicinandosi abbastanza. Davis fa (bocce tenute vive) e disfa (intereferenze e liberi sbagliati), e allora per andare alla ricerca di un match winner serve bussare alla porta di Italiano. Che non si pone problemi ad ergersi ad hombre del partido anche se basta una sbavatura per far rischiare l’avvicinamento. L’azione del -3 finisce però con palla in parterre, fine.


(Foto Mauro Donati)

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