Panchina lunga, al netto di chi è ancora fuori e chi è dentro ma non al meglio (e con Jesi che, Rinaldi al palo, ad un certo punto non è che possa mandare in campo i bambini), e classico gioco del boa che soffoca piano piano la preda non uccidendola sul colpo ma prendendola per sfinimento. La Fortitudo in esilio (ah, i tre eroi…) non è ancora un mostro di continuità e forse è anche normale che non lo sia, ma ha tante di quelle frecce al proprio arco da poter andare avanti fino al 40’, e vincere senza esaltare ma senza mai nemmeno dare l’idea di poter tremare. E, per ora, va bene così.

Si parla tanto di difesa, ma quel che smuove la Fortitudo dopo l’inizio budinoso è l’attacco, con Mancinelli e soci ad attaccare un’area jesina che non è esattamente uno spot per chiavistelli e cancelli di guardia. Verticalità, sorpasso, e malgrado ogni tanto il giro di palla avversario faccia saltare le marcature bolognesi (Jesi, di riflesso, in area non ci va nemmeno se spinta) piano piano si cresce, chiudendo il primo quarto con un discreto 10/12 da 2 e consequenziale 23-19 di vantaggio.

Qualche eccesso di passaggi confidenziali e problematiche a rimbalzo permettono a Jesi il tentativo di uno strappo (23-28), ma poco conta se in attacco la Fortitudo di fatto è Mancinelli e McCamey: basta e avanza per riaggiustare il tiro e rimettersi se non altro in parità, poi sfruttando il fatto che qualche alternativa Bologna ce l’ha e Jesi no – in questo caso Pini – si prova la sgommatina. 41-35 ma, parafrasando come cantava Vasco quando era Vasco, non ci si può rilassare, gli americani posso arrivare ognora. 8-0 del duo jesino in pochi secondi, e intervallo 43-41 ospite.

Si gioca d’attesa, sapendo che Jesi non ha abbastanza roba da mettere a tavola in corso d’opera, e continuando a fare bene davanti più di quanto non lo si faccia dietro si mantiene un barlume di vantaggio che non riesce comunque mai ad essere uno strappo credibile. Legion prova a mettersi in partita, è 61-57 al 30’.

La fiamma sembra accendersi definitivamente (66-57), ma di riffa o di raffa non c’è ancora un giocatore che possa prendersi sulle spalle la truppa con continuità, e Jesi di crepare proprio voglia non ne ha. Al 35’ gli ospiti hanno anche il tiro per il pareggio, Brown cicca, e una furbata offensiva di Legion nell’azione successiva diventa lo spiffero contro cui i marchigiani non riescono più a chiudere la porta. Legion continua a far bottino, si fanno 9 di vantaggio, dietro i rimbalzi vengono presi con maggiore tranquillità, e Rimini viene lasciata, temporaneamente, con il sorriso sulle labbra.


(foto Fortitudo)

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