Se il giorno dopo i lividi fanno più male della sera in cui sono stati provocati, è da vedere con il passare delle ore se sotto c'è modo di assorbirli o, invece, fratture e quindi faccende più gravi da aggiustare. Un derby perso è sempre un derby perso, e al netto delle disquisizioni sull'sono solo due punti lasciati, è inevitabile che ci siano rischi di conseguenze mentali non da poco. D'altronde la piazza è divisa, tra chi comunque non dimentica il fatturato fino al 25 pomeriggio, e chi tuona per la mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi eccetera. Me ne hanno chieste due, di vittorie, che ero ancora sul pullman ad agosto aveva detto Antimo Martino nel prederby, facendo anche presente che magari avrebbe voluto vincerne qualcuna di più. Cosa finora fatta.

E' chiaro che c'è stata una sconfitta mentale, più che fisica: in altre occasioni, Milano e Venezia in primis, il gap era stato colmato, mercoledì no. E allora è mancato qualcosa per colmarlo, questo gap, a livello di testa, punto. Forse, solo una cosa: contro Milano e Venezia non c'era nulla da perdere. Contro la Virtus, invece, no. Perdonabili, i biancoblu? Intanto sarà necessario che gli agghiaccianti 40' del Palafiera non vadano ad intaccare le autocoscienze fino a lì raggiunte, e che non si debba ricostruire l'identità di chi, fino alla vigilia, una identità ce l'aveva. Altrimenti, circoscrivere tutto il campionato agli 80' di stracittadina, bene non fa.

Trieste, quindi. Ci eravamo lasciati in turbolenti semifinali playoff A2 del 2017 (quelli che la Fortitudo affrontò con attorno la gente a dire il derby in finale lo giochiamo allo stadio al posto del concerto di Tiziano Ferro, ignari che ci fosse un turno in mezzo da vincere) e nella doppia sfida di regular l'anno dopo, quando i giuliani poi presero la via della massima serie. Altrimenti, andando alla ricerca di sfide antiche in serie A e omettendo un barlume di B1 ai tempi di Finelli, si deve risalire al novembre 2003, ultima trasferta Fortitudo da quelle parti prima che Trieste finisse nel calderone della crisi societaria che l'ha portata per anni all'oblio e alla rifondazione. Per la cronaca finì 84-78 per Bologna: da una parte c'era Cavaliero, dall'altra Mancinelli, e domenica sarà come se questi 16 anni non fossero mai passati. Comunque, dopo i playoff dello scorso anno, ora l'Allianz non se la passa benissimo, con il penultimo posto e i recenti scossoni tecnici con cambi di giocatori, fuori rosa e quant'altro. Solo due le vittorie in casa (Brescia e Treviso) per una squadra che ultima nei punti segnati e, chiaro, ha nell'attacco i suoi limiti principali. Male al tiro pesante, male al tiro da 2, 3-11 in record, insomma: il clima non sarà dei più ospitali, sia per i padroni di casa che per i trasfertisti.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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