Partiamo dal bicchiere mezzo pieno: senza Kenny Lawson, tirando 12 su 36 da due e 8 su 27 da tre (31.7% complessivo) e subendo a rimbalzo (42-30) il rischio di imbarcata a Treviso era enorme: invece i bianconeri hanno approcciato bene la partita (finalmente) e sono rimasti lì fino alla fine, salvando la differenza canestri, cosa che in un eventuale arrivo in volata potrà avere il suo peso.
Il bicchiere mezzo vuoto invece parla della quarta sconfitta consecutiva, e di una squadra che in assenza del suo totem d’area si è scoperta di una sterilità offensiva sconcertante. Se Umeh marca visita (3/12 totale), e ieri l’ha fatto per praticamente tutta la partita - a parte due triple a inizio ultimo quarto - l’attacco bianconero può andare da Spissu e Rosselli, e poco altro. I due di cui sopra hanno tirato (bene) la carretta fino alla fine, arrivando però stanchissimi e poco lucidi nel finale, cosa che è costata un paio di errori che si sono rivelati decisivi. In più, si è infortunato anche Pajola, e Lawson ne avrà per 20 giorni, cosa che ancora una volta fa riflettere sulla gestione degli infortuni da parte dello staff medico bianconero. Se la situazione era questa il giocatore andava fermato subito e non fatto giocare tre partite a mezzo servizio, rischiando di peggiorare la situazione.

Tirando le somme, la crisi bianconera è innegabile, ed è dovuta principalmente a motivi fisici. A questo punto, non si può far altro che aspettare che passi la nottata, lavorando in palestra (quelli che possono farlo, ovviamente) per cercare di tornare a far punti nelle prossime tre partite. Udine, Chieti e Jesi - prima della Coppa Italia - diventano snodi fondamentali per restare nelle zone alte della classifica, in attesa del recupero degli infortunati. Il gruppo c'è e ieri si è visto. L’unica strada sembra essere quella di ripartire dalla difesa, quella che ieri a Treviso - dopo alcune partite di latitanza - è tornata a mordere.

(Foto Camilla Vazzoler- Fotografie
Lega Nazionale Pallacanestro)

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