Achile Canna - classe 1932 - in Virtus c’è stato da giocatore prima e da dirigente poi, con anche un breve passaggio alla presidenza. Era presente agli spareggi di Cantù del 1971 e sarà presente domani alla Unipol Arena
Repubblica - a firma Luca Sancini - ha intervistato l’ex membro del Trio Galliera (con Alesini e Calebotta), da poco inserito nella Hall of Fame del basket italiano.

Ecco le sue parole:
Canna, quanta storia le passa davanti agli occhi? Tutta la mia vita da virtussino. Proprio qualche mese fa ho ricevuto il riconoscimento di essere inserito nella Hall of Fame del basket italiano. Me lo sono meritato da virtussino e da virtussino domani vado a soffrire. Sala Borsa, piazza Azzarita, Casalecchio, sempre presente. Erano i tempi di Porelli, in cui non si trovavano i biglietti, tutto esaurito in abbonamento. Poi ho conosciuto presidenti come Cazzola, capendo che è fondamentale avere una società dietro. Ho visto battaglie e ho ricordi bellissimi. A quest’ultima durissima sfida rischierò l’infarto, ma non posso mancare.

Nel ‘71 a Cantù, spareggio a tre con Livorno e Biella per non finire in B, lei c’era. Dopo aver smesso di giocare ero rimasto da dirigente. La Virtus aveva pochi soldi, l’avvocato Porelli quell’estate non confermò Lombardi e puntò sui giovani: Serafini e Bertolotti. Con Tracuzzi andai negli Stati Uniti a cercare l’americano. Dopo alcune scelte andate male prendemmo Cook: un fisico bestiale, grandi mezzi, ma non un carattere solido. Si perse e ne risentì tutta la squadra.

Ma la salvezza arrivò ugualmente, e pure allora contò la differenza canestri. Come oggi, pare. Alla prima partita battemmo agevolmente Biella, che però battè Livorno. Coi toscani perdemmo, ma bastò controllare la differenza canestri. Il migliore a Cantù fu Giorgio Buzzavo, e pure Cook si riscattò dal brutto anno.

Pare la storia di questa stagione: americani sbagliati, giovani inespressi. L’aveva capito, durante il campionato, che si sarebbe finiti qui? E’ stata un’annata difficile, anche sfortunata. Ma per giudicare bisogna vivere dentro gli spogliatoi. Ho visto partite perse per errori banali, ma so che la tensione conta. Ma di questo si parlerà poi. Ora conta domani: combattere su ogni pallone, essere duri fino allo sfinimento. L’errore più grande sarebbe partire senza la convinzione di poterla vincere. Spero non sia così.

Ha parlato con Bucci? No, perchè so che avrà altri pensieri, e vivrà anche lui con grande tensione. Ma è la persona migliore per questo momento, conosce la pallacanestro, i giocatori, saprà caricarli con le parole giuste. I ritiri non fanno vincere le partite, ma se servono per isolarsi e guardarsi in faccia tra giocatori ben vengano. Domani vedremo, e poi c’è anche la partita di Reggio. L’importante è non arrendersi: non è da virtussini.

OZZANO, DOMENICA A SAN MARINO
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE