DOPOPARTITA VIRTUS: RIPARTIRE DOPO UNA PROVA "VERGOGNOSA"
Vergognosi. Detta da Alessandro Ramagli, è una parola decisamente pesante. La Virtus ieri sera è stata totalmente distrutta, dal primo all’ultimo minuto, da una squadra più lunga e più forte (e con un divario fisico importante rispetto ai bianconeri), ma il problema è che ci ha messo parecchio del suo. Quello che non è piaciuto è l’atteggiamento di quasi tutti i giocatori, arrendevole dietro e ognuno per i fatti suoi davanti. Così Avellino ha avuto davvero gioco facile, e la partita era sostanzialmente finita dopo un quarto. I numeri sono davvero impietosi: -28 il divario, 117-39 la valutazione (66 a 9 il primo tempo), 23 assist e 11 schiacciate subite, dato onestamente clamoroso.
Tutto questo si può ben riassumere in una parola, quella usata da Ramagli. E ieri sera si è ben capito che distanza c'è ancora da colmare, sotto tutti i punti di vista (tecnico, fisico, di atteggiamento, numerico, economico) per arrivare all'eccellenza del campionato italiano.
Per le Final Eight - primo obiettivo della proprietà - è tutto ancora in gioco, anche se i bianconeri non dipendono più solo da se stessi. Al momento la Virtus è nona a 14 punti, nel gruppone 7°-10° posto con Cantù (scontro diretto sfavorevole), Trento (sfavorevole), Cremona (favorevole); l’altra squadra interessata da una possibile avulsa è Sassari (favorevole), sesta a 16 punti. Nell’ultima giornata di andata la condizione necessaria sarà vincere in casa contro Reggio Emilia, e poi sperare che si incastrino altri risultati. Le partite in questione sono Pesaro-Sassari, Trento-Avellino, Capo D’Orlando-Cremona e Brindisi-Cantù.
Ma, a parte la coppa Italia, c’è da fare un discorso più ampio. Sbandate come questa, ed è la seconda dopo Cantù, fanno venire al pettine alcuni nodi che la Virtus si porta dietro dall’estate, e che le tre vittorie consecutive avevano parzialmente mascherato.
Di sicuro c’è la questione Ramagli: il coach livornese di fatto è sulla graticola fin dall’estate, con un rinnovo che per parecchio tempo non è stato certo, ed è finito in discussione fin dal precampionato, e poi a ogni sconfitta della squadra, con vari nomi accostati per il subentro. Questo non lo aiuta: la proprietà più volte gli ha ribadito la fiducia, ma è un dato di fatto che a ogni rovescio Ramagli finisca sul banco degli imputati, e quindi anche oggi è inevitabile che lo sia. Anche perché onestamente l’involuzione della squadra pare esserci, nel gioco e anche nell’atteggiamento. Come esempio, se due mesi fa la Virtus a casa dell’altra prima della classe (Milano) faceva una partita gagliarda e se la giocava fino all’ultimo tiro, ieri è arrivata una mattanza.
E poi c'è la questione tecnica. La scelta di puntare sugli italiani è stata lodevole, ma bisogna per l’ennesima volta ricordare che in un campionato dove tutti giocano con almeno cinque stranieri, la Virtus ne ha quattro. La squadra in estate non è stata completata, e dopo due mesi di vana ricerca di un “quattro” straniero è arrivato invece Filippo Baldi Rossi (4.2 punti e 2.7 rimbalzi in 14’), che sostanzialmente ha sostituito Guido Rosselli (3.0 punti e 1.5 rimbalzi in 17’) nel minutaggio e nel rendimento. Quindi il “buco” iniziale resta, e in corso d’opera si è aggiunta la questione playmaking, con l’emergere di un problema in regia - ormai conclamato e sotto gli occhi di tutti - che potrebbe essere risolto aggiungendo un play puro e spostando Lafayette in guardia con un ruolo da specialista difensivo e tiratore, come fu nella Milano poi scudettata. Quindi bisognerebbe fare due innesti, ma già uno solo potrebbe portare a grandi miglioramenti.
Questi sono gli elementi sul tavolo, che società e proprietà dovranno valutare, per poi decidere se e come intervenire. Qualcosa, onestamente, andrebbe fatto: soprattutto sul mercato.
(foto legabasket.it)
Tutto questo si può ben riassumere in una parola, quella usata da Ramagli. E ieri sera si è ben capito che distanza c'è ancora da colmare, sotto tutti i punti di vista (tecnico, fisico, di atteggiamento, numerico, economico) per arrivare all'eccellenza del campionato italiano.
Per le Final Eight - primo obiettivo della proprietà - è tutto ancora in gioco, anche se i bianconeri non dipendono più solo da se stessi. Al momento la Virtus è nona a 14 punti, nel gruppone 7°-10° posto con Cantù (scontro diretto sfavorevole), Trento (sfavorevole), Cremona (favorevole); l’altra squadra interessata da una possibile avulsa è Sassari (favorevole), sesta a 16 punti. Nell’ultima giornata di andata la condizione necessaria sarà vincere in casa contro Reggio Emilia, e poi sperare che si incastrino altri risultati. Le partite in questione sono Pesaro-Sassari, Trento-Avellino, Capo D’Orlando-Cremona e Brindisi-Cantù.
Ma, a parte la coppa Italia, c’è da fare un discorso più ampio. Sbandate come questa, ed è la seconda dopo Cantù, fanno venire al pettine alcuni nodi che la Virtus si porta dietro dall’estate, e che le tre vittorie consecutive avevano parzialmente mascherato.
Di sicuro c’è la questione Ramagli: il coach livornese di fatto è sulla graticola fin dall’estate, con un rinnovo che per parecchio tempo non è stato certo, ed è finito in discussione fin dal precampionato, e poi a ogni sconfitta della squadra, con vari nomi accostati per il subentro. Questo non lo aiuta: la proprietà più volte gli ha ribadito la fiducia, ma è un dato di fatto che a ogni rovescio Ramagli finisca sul banco degli imputati, e quindi anche oggi è inevitabile che lo sia. Anche perché onestamente l’involuzione della squadra pare esserci, nel gioco e anche nell’atteggiamento. Come esempio, se due mesi fa la Virtus a casa dell’altra prima della classe (Milano) faceva una partita gagliarda e se la giocava fino all’ultimo tiro, ieri è arrivata una mattanza.
E poi c'è la questione tecnica. La scelta di puntare sugli italiani è stata lodevole, ma bisogna per l’ennesima volta ricordare che in un campionato dove tutti giocano con almeno cinque stranieri, la Virtus ne ha quattro. La squadra in estate non è stata completata, e dopo due mesi di vana ricerca di un “quattro” straniero è arrivato invece Filippo Baldi Rossi (4.2 punti e 2.7 rimbalzi in 14’), che sostanzialmente ha sostituito Guido Rosselli (3.0 punti e 1.5 rimbalzi in 17’) nel minutaggio e nel rendimento. Quindi il “buco” iniziale resta, e in corso d’opera si è aggiunta la questione playmaking, con l’emergere di un problema in regia - ormai conclamato e sotto gli occhi di tutti - che potrebbe essere risolto aggiungendo un play puro e spostando Lafayette in guardia con un ruolo da specialista difensivo e tiratore, come fu nella Milano poi scudettata. Quindi bisognerebbe fare due innesti, ma già uno solo potrebbe portare a grandi miglioramenti.
Questi sono gli elementi sul tavolo, che società e proprietà dovranno valutare, per poi decidere se e come intervenire. Qualcosa, onestamente, andrebbe fatto: soprattutto sul mercato.
(foto legabasket.it)