IL DOPOPARTITA DI TRIESTE-FORTITUDO
Dopo anni di vacche magre, squadre che giocavano al contrario, dirigenze troppo accondiscendenti verso capricci e altre robacce, già l'aver cambiato aria a inizio stagione pareva tanta roba. Se poi, oltre alla teoria, ci si mette anche una pratica talmente perfetta da chiedersi se non sia troppo presto per essere già a questo punto, allora è comprensibile perchè oggi come oggi il mondo Fortitudo viva su una nuvola con la precisa richiesta alla realtà di non andare a provare pizzicotti e possibili sveglie. Arriva la quinta vittoria, in una di quelle trasferte tanto temute che fa bene Fantinelli, a fine gara, nel dire non ce la aspettavamo così facile. Chiaro, bisogna mettere in evidenza i demeriti di una Trieste mal allenata e che per 25' è parsa giocare controvoglia, ma anche i meriti di una Fortitudo che, di fatto, non ha sbagliato praticamente niente. E allora che arrivi il 5-0 in classifica, il primo posto, la processione di chi vorrebbe chiedere a Caja di stendere le sue mani davanti ad articolazioni acciaccate, ferite, mal di testa e altre cose. Perchè per ora sta andando tutto bene, e per i miracoli chissà.
Il campo ha detto di una gara fin troppo semplice: Trieste non ha azzeccato una scelta offensiva che una, Bologna era come se sapesse sempre cosa sarebbe successo, e tutto il resto è andato di conseguenza. Gerarchie perfette, nessun rischio corso, e siamo a 100 minuti consecutivi di secondi tempi, quindi tutti, in cui si è stati in vantaggio. Cifre meravigliose: dopo 5 partite la Effe non è mai andata sotto più degli effimeri 6 punti casalinghi a metà primo tempo con Chiusi, e non ha mai avuto uno svantaggio dopo l'intervallo. Un dominio, praticamente. Durerà? Per ora, si gode.
Just like heaven - Freeman contro Candussi: un massacro, e questo spiega perchè a volte è meglio il lungo basso che non quello alto. La totalità di Fantinelli. La puntualità, ancora prima della precisione, di Aradori. Ogden che quando serve c'è, e il collante di Bolpin. Tutti, praticamente.
Disintegration - E' chiaro che Caja ancora non si fida pienamente dei suoi cambi, che a dire il vero fin qui hanno dato sprazzi e non continuità. Ieri non benissimo, se proprio si deve cercare il pelo nell'uovo.
(foto Mauro Donati)