FORTITUDO - AGRIGENTO, LA SERIE TRA GARA 3 E GARA 4
Alla fine, la statistica molto semplice è quella dei punti presi. 100 nei primi 40’, 99 nei successivi 80’, con la Fortitudo che ieri quasi ci ha pensato, chissà, a tenere Agrigento sotto la quota che le avrebbe permesso di toccare la terza cifra pur in due gare. Cambio di marcia, totale, che aggiunto ad una più che dignitosa prova davanti (73 fatti non sono milioni, ma non è sembrato un problema), ha portato il sabato in cui la serie è approdata al Paladozza a diventare una tranquilla festa. Brava Bologna a indirizzarla fin da subito, con un Campogrande dalle lunghissime leve difensive, e con i mori bolognesi a dimostrare ai paripassaporto avversari cosa significhi giocare di squadra. Ovvero, aspettare che la partita arrivi dalla propria parte, senza dover forzare le cose e imbufalirsi se non gira sempre per il verso giusto.
E’ anche vero che le partite non sono facili, ma vengono rese facili da tante cose: difendere bene, far capire agli avversari che non c’è trippa per gatti anche se magari si lascia fare un canestro facile, e questo quest’anno in casa non era sempre stato assicurato. In una stagione dove, anche nelle vittorie, una scia per farsi recuperare era spesso e volentieri stata lasciata. Ora, però, le serie playoff sono molto semplici: oggi non è più ieri ed è già domani, ricordando che anche nel soggiorno ad Agrigento c’era stato un ventello nel primo episodio e faccenda cambiatissima nel secondo. Ecco, tenerlo a mente sarà la cosa più importante, in queste ore. Tutto il resto è già in archivio.
Shine on you crazy diamond - Campogrande e Knox sono già stati abbastanza elogiati dal coach per aggiungere altro. L’ambiente, la difesa, tutto è stato esattamente come sarebbe dovuto essere.
Another brick in the wall - Ok, qualcuno sembra ancora aver bisogno di qualcosa, vedi Italiano e Montano, ma non è il momento per storcere nasi. La cosa importante è andare avanti.
(Foto di Fabio Pozzati)