VIRTUS, IL DOPOPARTITA
Oggettivamente, non si poteva partire meglio di così. Una vittoria in rimonta contro una squadra più forte, che aveva condotto per tutta la partita, con le belle storie del capitano zoppicante (9 nell’ultimo quarto) e del baby prodigio che mettono i canestri decisivi, sotto gli occhi degli scout NBA. Aggiungendo l’esordio clamoroso di Dexter Pittman (19+9 e 27 di valutazione in 22’) ci sarebbe da scrivere un bel copione. Bene così, la Virtus ha dimostrato che - come ha detto Valli - la voglia di lottare c’è ancora, ed è proprio questa la caratteristica che l’anno scorso l’ha condotta a una stagione sopra le righe. L’emblema di questo è lo sfondamento decisivo preso da Michele Vitali, che pare già perfettamente integrato in quest’ottica di mutuo sacrificio.
Poi certo, non tutto è andato per il verso giusto, anche perchè Venezia per 35’ ha difeso benissimo. Lo stesso Fontecchio, fino ai due canestri decisivi dell’ultimo minuto, aveva tirato troppo e male (2/12). Williams e Odom, soprattutto il primo, sono ancora due oggetti misteriori. E questa squadra sembrerebbe avere meno punti nelle mani rispetto all’anno scorso - almeno negli esterni - dato che Williams di sicuro non è un realizzatore alla Hazell. Ma di tutto questo ci sarà tempo di parlare, e soprattutto sarà materia per Giorgio Valli e il suo staff, per capire dove e come andare a lavorare per migliorare.
E poi non si può non parlare della Unipol Arena, che ancora una volta è stato un fattore. Dato che per i lavori interni (che devono ancora iniziare) è stata eliminata la curva vicino alla panchina ospite, la capienza del palazzo di Casalecchio è temporaneamente ridotta, e con i 5850 spettatori di ieri le tribune erano praticamente piene, e nel finale punto a punto si sono fatte decisamente sentire.
Sempre a proposito di pubblico, ieri è stato anche reso noto il dato abbonati, che è oggettivamente deludente, almeno fin qui: 2280 tessere sottoscritte, quasi 300 in meno rispetto all’anno scorso. L’incasso è cresciuto del 14% e questo è sicuramente positivo, ma non può bastare. Servirà che la società metta in atto politiche per tornare a fidelizzare il suo pubblico, che una volta era il più fedele e generoso d’Italia, generosità che si trasformava in disponibilità economica per la prima squadra. La voglia di Virtus c’è ancora, come le quasi 6000 persone di ieri dimostrano: bisognerà fare in modo che torni anche la voglia di abbonarsi. E perchè ciò avvenga probabilmente la ricetta migliore è quella illustrata qualche giorno fa da Pietro Basciano: la Virtus va riportata dov’era.