Teo Alibegovic è stato intervistato da Luca Bortolotti su Repubblica.
Un estratto delle sue parole.

Alibegovic, come sta il giorno dopo? "Di merda, stanotte non ci ho dormito. Sono arrabbiato e molto triste, non posso descrivere come mi sento. Il mio cuore sanguina come quello di tantissime persone oggi a Bologna. Abbiamo perso tutti noi che amiamo la Fortitudo, soprattutto chi ogni domenica ha dato fiducia alla squadra, ma ha perso anche tutto il basket italiano".

È arrivato l'epilogo inevitabile per questa stagione? "Per come hanno giocato la partita non si poteva vincere, nonostante Napoli abbia fatto di tutto per perdere. È un sommarsi di cose, dai pochi mezzi finanziari che probabilmente non sono colpa di nessuno e sicuramente un anno e mezzo di porte chiuse ha peggiorato, a una squadra fatta male, scelte tecniche sbagliate. E da parte del club mancanza di comunicazione e poca chiarezza sugli obiettivi hanno disorientato".

Visto che le colpe son di tutti, quelle di Martino? "Io credo sia un buon allenatore, a posteriori non quello giusto nel momento e nel contesto, quando serviva una scossa diversa e non uno che qui era già stato. Mi è sembrato però che a volte volesse fare scelte tattiche che alcuni giocatori sentivano ma non ascoltavano, il che non è accettabile. Se queste incomprensioni durano tutta una stagione, sono guai".

Ripartire dalla A2 può diventare però un'occasione per resettare tutto e ricostruire una squadra capace di far innamorare la gente? "Bisogna proteggere il patrimonio che è il popolo Fortitudo, ma serve un progetto chiaro e diverso dal vivere alla giornata. Sedersi e dirsi questi sono i limiti, non possiamo permetterci campioni ma portare gente in grado di combattere per i colori. Fare un punto su introiti, bilanci e spese, e quando s'arriva alle spese pensare bene su chi investire. La mia Effe solo con Seragnoli s'è potuta permettere i nomi, prima andavano bene i Teo, Neri che nella mia crescita è stato essenziale, Albertazzi con cui in allenamento ci menavamo e poi la partita diventava più facile che la partitella. Ma eravamo innamorati del pubblico, ci veniva naturale vedersi in creperia o a bere fuori coi tifosi, quell'armonia s'è persa. In questi anni serviva più prudenza, promettere di meno ed esser più cauti".

Qualche mese fa lei disse che se la Fortitudo le chiedesse un aiuto sarebbe disponibile. Lo conferma anche oggi? "Mi auguro di cuore arrivi chi garantisca un futuro e che la A2 diventi un'opportunità di ripartenza, e se ci fosse bisogno di me non mi tiro indietro. Ma non mi sto proponendo, questo mio aiuto può andare dal comprare gli abbonamenti per me e per tutti i miei parenti fino allo svolgere qualche lavoro, commissioni a chiamata, consulenze pure gratuite. Ecco, non posso comprare il club o ripianare i debiti, questo no".

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