Si dovesse dare retta alla cabala, sarebbero contente entrambe. La Fortitudo, che fa 3 su 3 nelle gare 1 in trasferta playoff (e quarta vittoria su cinque fuori casa). E Treviso, che nelle due precedenti serie aveva esordito con un KO interno per poi recuperare e passare sempre avanti. Poi sarà da vedere se il Paladozza sarà per Pillastrini abbordabile come Casale e Ferentino, ma intanto ecco la vittoria di una Bologna che tiene quasi sempre la testa avanti, scoprendo ogni volta personaggi diversi a ergersi protagonisti, e ad annichilire un Palaverde esaurito (con clamorosa idea della Fossa di vestirsi di verde, non dimenticando che gli attuali colori sociali veneti sono il bianco e il celeste) soprattutto con la difesa. Come già tante volte in questa stagione, che pare – per fortuna – non voler finire mai.

Quaglia come starter, iniziali problemi di falli e centrifuga di uomini già nelle prime battute. Però la Fortitudo i suoi equilibri sembra trovarli fin da subito, con il tiro da fuori che non entra ma con Daniel che, quando servito, ha tempo e modo di fare i propri comodi. Ne scaturisce un vantaggino che Treviso non riesce a recuperare, per i tanti liberi sbagliati e per qualche sciocchezza dietro (antisportivo di Malbasa che si innamora della canotta di Italiano). Si tira maluccio, ma si è più reattivi: Campogrande è l’unico a correre dietro ad una palla vagante, infila, ed è 19-13 al 10’.

Treviso è approssimativa davanti, ma Bologna non è che faccia poi di meglio, così tra una cosa e l’altra c’è il sorpasso (21-20 al 14’): la Fortitudo però una volta che le viene pestata la cosa graffia, piantandola di gironzolare attorno ai tentativi di triple e tornando a bussare alla porta di Daniel. Pura pacchia, con l’americano che supera la doppia cifra senza nemmeno faticare tanto, e vantaggio che vola a +10 (33-23) malgrado da fuori si continui a sparare alla luna. Senza colpirla (2/13), a differenza dei padroni di casa che, dopo 8 cross, infilano per la prima volta al gong, con Fabi, per il 33-26 bolognese del 20’.

Poi parte un terzo quarto che non è di quelli canonici, per la Fortitudo: arriva subito un nuovo +10, ma intanto si sveglia Abbott, mentre Bologna in attacco si pianta e deve ringraziare una tripla di Carraretto fuori tempo massimo (comunque data valida) per fermare un discreto break beccato. Fabi fa -1, Abbott stesso cicca di poco il possibile sorpasso, serve qualche libero di Italiano per evitare ulteriori guai, e 46-44 F al 30’.

Boniciolli ha comunque armi sparse in panchina che a volte nemmeno sanno di essere tali, e stavolta dal cilindro sbuca Italiano, con due triple che, a punteggio basso, è la proposta di un’orgia per chi non batte chiodo da anni. Ci si aggiunge l’ennesima atroce tabellata (in questi playoff siamo ad una a gara, more or less) di Montano, e di nuovo il vantaggio si allunga, 58-50. Lo stesso Montano però si incarta nelle successive azioni, e una Treviso che fin qui aveva 2/15 dall’arco ne infilza due per tornare del tutto in partita. Inerzia al radicchio? No, perché Treviso si perde per strada, e ancora Montano fa prima recupero e contropiede e poi tripla. E’ la scossa, perché dall’altra parte ci sono solo assalti disperati, mentre Daniel viene servito per una schiacciata in solitaria e, a 20” dalla fine, Sorrentino mette il libero del +5. Altra confusione veneta, e altra vittoria Fortitudo in una trasferta playoff.

(Photo by Fabio Pozzati / Iguana Press / Fortitudo Eternedile Bologna)

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