VERONA-FORTITUDO, IL DOPOPARTITA
C’era la normale paura di quando, per la questione dei grandi numeri, prima o poi chi perde poi vince. Ma alla fine Verona è stata disinnescata nel migliore dei modi, in una partita prima aperta al meglio, poi gestita, poi sofferta e infine chiusa senza nemmeno dover chiedere particolari onorari ai cardiologi. E’ una Fortitudo che sa bene da che parte andare, quella della prima giornata: ci sono i gestori, ci sono tanti modi di chiudere una azione, ci sono giocatori che possono fare 10 punti e 5 assist di media, e ci sono le evidenti e inevitabili necessità di capire quando evitare gli eccessi di superficialità. Ma intanto è arrivata la prima vittoria, sono arrivati 90 punti, e su un campo che si presume sarà, con il passare del tempo, sempre meno facile.
La vincono i cervelli: quelli di Leunen e Rosselli, il cosiddetto fosforo aggiunto. I due prendono in mano la squadra nel momento in cui Verona pareva aver messo le mani sulla partita, capendo che dall’altra parte non c’era organizzazione ma solo exploit saltuari, e senza perdere la cabeza, senza darsi al forsennato cercare di stare in scia, sono stati bravi a rimettere il ritmo giusto alla gara. Ed evitando di vampirizzare le situazioni, lasciando a tutti il proprio momento di utilità. E pur capendo che Pini non potrà ventellare giorno dopo giorno, diciamo che la squadra vista a Verona ha equilibrio in tutti i ruoli. Poi ci sarà da vedere come saranno le reazioni nelle giornate in cui davanti ci saranno avversarie con maggiore continuità, ma intanto è banale dirlo ma è così: non si poteva iniziare meglio.
Uno su mille - Leunen, Rosselli e Pini. Mente e braccio. Senza dimenticare Lassie, bravo a non voler chiedere a tutti i costi il centro della platea. Tutti, diciamo, discretamente bene.
Non son degno di te - Con Sgorbati subito fuori, Cinciarini ancora da rodare e Mancinelli a fare da capitano non giocatore, servirà ancora tempo per capire quanto la panchina potrà rendersi utile. Ma intanto Benevelli ha risposto presente, per dire.