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Estratto da: L’Osteria del Basket – Nel bosco non solo mirtilli di Venerdì 07/02/2025

 

Intervista integrale a cura di Daniele Lanfranchi e Antonio Toselli, reperibile al link:

https://youtu.be/qHjCkuVksLk?si=ZOC4S84b-JY-YVyT

 

Quando hai iniziato a seguire la Palacanestro e soprattutto quando è che hai iniziato a seguire la Virtus?

A che età, più o meno? A due anni, perché mio padre era allenatore di basket. Prima di entrare in una scuola, sono entrato in una palestra. Mi ricordo che ho seguito tante partite, mio padre ha allenato per tanti anni i senior, quindi stavo sulle sue ginocchia… e poi tanti giocatori altri quasi due metri, mentre io ero 3, 4, 5, fino ai 10 anni, poi a basket ho giocato anch'io dall'età di otto anni. La Virtus ho iniziato quando ancora giocava Brunamonti, al Paladozza.

Con Roberto è nata anche un'amicizia, poi, molto più avanti, da assessore allo Sport. Ogni tanto ci sentiamo, una persona straordinaria. Abbiamo tutti sofferto quando la Virtus poi è andata fuori dalla Serie A, ci sono stati periodi difficili. Adesso ci stiamo provando a riprendere, però ho la coppa dell'Eurolega in casa, quelle mini che ci regalò Cazzola.

È un giocatore, Brunamonti, a cui sei rimasto molto legato. Non dico un idolo perché come dico sempre, chi tifa Virtus non può avere degli idoli, nel senso che sono stati tali i tanti i giocatori che ci hanno fatto vincere che leggerne uno solo mi serve un po' riduttivo. 

Sicuramente. Anche Rigadeau non è stato affatto male, Ginobili… Sono stati tanti quelli che ci hanno fatto sognare. Devo dirti che è una squadra che non ci ha mai fatto mancare le soddisfazioni in quegli anni. Ultimamente un po' di sofferenze…più che altro perché manca sempre qualcosa.

La Virtus non ha una proprietà bolognese perché il dottor Zanetti è di Treviso. Il Bologna ha una proprietà canadese, mi verrebbe da dire: per fortuna. Rimane la Fortitudo che ha una proprietà bolognese anche molto seria perché sicuramente Stefano Tedeschi è una persona serissima, però è una realtà di Lega 2. Ti volevo chiedere: ti si è mai spiegato l’allontanamento del mondo industriale bolognese, delle grandi imprese, dallo sport di Bologna? C'è qualcosa che li tiene lontani dalle nostre realtà sportive?

Intanto il basket in Italia è molto cambiato. Ai tempi di Cazzola c’erano i diritti televisivi dell'Eurolega, il popolo del basket che seguiva e anche l'attenzione della RAI era molto alta. Adesso, diciamoci la verità, il campionato di basket in Italia, purtroppo, ha un grosso problema di leadership e di autorevolezza verso i canali televisivi. In generale il sistema non è fortissimo. Quindi quando questo avviene, chi fa impresa, tra virgolette, sportiva purtroppo ha sempre una rimessa. Quindi o veramente ci crede, ha passione e lo fa un po' anche a prescindere dall'aspetto economico… o bisogna avere davvero le spalle larghe perché reggere il campionata italiano di basket non è facile. Non è facile se pensate che ci sono squadre come la Virtus e il Partizan che, ad esempio, pagano per stare in Eurolega, mentre ci sono le squadre fondatrici (purtroppo quella cosa dell'essere fondatore dell'Eurolega l'abbiamo persa) ma quelle invece incassano i soldi dei diritti televisivi. Già con l'Eurolega si incassa qualcosa, ma non tantissimo. C'è una differenza abissale fra la Champions League di calcio, e l’Eurolega. Poi i costi, poi il fatto che è davvero difficile per gli imprenditori bolognesi è complicato.

Sì, te lo confermo nei numeri perché una vittoria in Eurolega porta 40. 000 €, un pareggio in Champions League ne porta 700.000, una vittoria 2. 2 milioni. Quindi sono numeri che si commentano da soli e chiaramente l'Eurolega ha solo delle spese, detto come va un esborso enorme. Adesso poi in prospettiva potrebbe arrivare l'NBA che potrebbe essere interessata. 

Vedremo. 

 

Ho i miei dubbi perché l'NBA mira più che altro allo spettacolo a 360 gradi, anche dentro il palazzo dello sport, tenta proprio di esportare il suo modello in Europa e per una questione di cultura sportiva, non so se sia una cosa fattibile.

Non c'è dubbio. Oggi l'NBA, per grandi tratti, è veramente noiosa da vedere. Poi, anche qui, secondo me è anche un fatto di generazionale. Magari chi ha vissuto l'NBA precedente e l'ha vista, oggi si diverte meno. Magari, ragazzi molto più giovani, anche di me, io ne ho 44… io vedo già i ragazzi di vent'anni, giocano a basket in una maniera tutta diversa. Quindi immagino che abbiano dei gusti anche cestistici, forse molto diversi da noi. 

A me piace molto di più l'Eurolega o il basket universitario. Quindi insomma, capisco che... Vedi il trasferimento di Doncic a Los Angeles, i numeri che hanno girato a livello di stipendi, si capisce già che quello, più che sport, è un business stellare. 

 

Questione stadio, questione palasport. Allora, correggimi se sbaglio, per lo stadio è una cosa, detta molto in bolognese, di “pilla”. Mancano i soldi; o trovi qualcuno che mette i quattrini, oppure lo stadio nuovo non si fa. 

Questione pala-sport… ne so molto meno e anche lì, io ho la sensazione che sia una questione legata soprattutto a una questione finanziaria. Cioè, se per assurdo, domattina mi alzo e ho 200 milioni sul conto corrente, vengo da voi in comune, probabilmente il palasport me lo lasciate fare.

Quello sempre.

Allora, per quanto riguarda lo stadio, è esattamente come hai detto, mi pare che anche Fenucci, amministratore delegato del Bologna, l'abbia ribadito nei giorni scorsi. Hanno un preventivo per la realizzazione dello stadio di 220 milioni di euro, più IVA. L'aumento dei costi è stato stratosferico. Noi ne mettiamo 40, che per una città è tanto. Saputo mette quello che deve mettere. C'è un differenziale da colmare. Il governo, adesso, in vista anche degli Europei di Calcio deve individuare degli stadi da finanziare. Quindi noi tutti, noi e il Bologna, auspichiamo che con l'aiuto del governo si possa raggiungere il budget che serve. È tutto pronto, il bando è già pronto. Ci manca davvero soltanto questa quota che serve, quindi lì è davvero una questione di soldi. Sul palazzo in Virtus è una questione progettuale. Adesso siamo arrivati, direi, al punto decisivo: occorreva scegliere esattamente in fiera in quale posizione. Però, ecco, devo dirti che anche le vicissitudini societarie della Virtus le abbiamo attenzionate, perché è ovvio che occorre avere anche la giusta prospettiva. 

Lì come funziona? Che è la fiera che fa l'investimento, non è la società di basket. Quindi, in questo caso la fiera di Bologna, che userebbe questo padiglione anche per fare delle fiere, concerti e non solo basket… cose di questo tipo, fa l'investimento che potrebbe stare attorno ai 70 milioni di euro e poi la Virtus paga l'affitto.

Però ci vuole un contratto almeno ventennale. Quindi è molto importante che poi questa società ci sia, per pagare questo affitto. Credo che adesso le cose siano stabili e comunque il palazzo va realizzato entro il ‘27 perché c'è una fiera, che è EIMA, da organizzare in quell'anno specifico. 

Quindi i costi sarebbero totalmente a carico dell'ente fiera?

Esattamente. Nel caso del palazzo è la fiera che fa l'investimento, poi ci saranno dei partner e tutto, però la Virtus paga l'affitto.

A Bologna abbiamo tantissime ex caserme abbandonate, o perlomeno aree demaniali abbandonate che sarebbero da riqualificare. Certe zone le riqualifichi anche se fai dell'impiantistica sportiva. Ora, partendo dal presupposto che, fin tanto che rimangono del demanio, purtroppo non si potrà fare nulla, esiste la possibilità a livello politico che possono fare passare in tempi brevi queste aree abbandonate sotto il patrocinio dei comuni?

Al di là che c'è una legge che permette ai comuni di avere le caserme, però il problema delle caserme è il costo di bonifica, perché le caserme o le aree ferroviarie abbandonate sono molto inquinate. Per poterci costruire qualsiasi cosa bisogna assolutamente bonificarle dall'amianto, dagli olii esausti, dalle munizioni spesso, perché quando ci sono interventi militari ci sono anche degli inquinanti di quel genere. Quindi intanto ha un costo, rispetto alle aree agricole o le aree di altro genere, molto più elevato. Noi stiamo già facendo alcuni interventi, perché ad esempio abbiamo acquisito quasi 11'000 ettari di fianco alle ferrovie, l'area del Ravone. Col PNRR stiamo per realizzare un nuovo quartiere. Ci sono diversi interventi che si stanno sbloccando in questo nostro mandato, però bisogna fare degli interventi remunerativi. Un impianto sportivo non lo è tendenzialmente. L'impianto sportivo è più una spesa. Quindi di solito bisogna poi avere o dei fondi a fondo perduto o degli interventi accanto all'impianto sportivo che remunerano questo investimento. Se vedete in giro per il mondo, quello che sostiene gli impianti sportivi non è lo sport, ma è tutto quello che ci sta attorno.

 

Sì, questo è vero. Ma è la mia la domanda da cittadino che forse, a forza di vedere queste aree abbandonate da anni, dice ma possibile che non si riesca a vedere qualcosa di meglio? 

Il limite principale è la proprietà, perché la proprietà, essendo delle ferrovie o del demanio, poi finché sono del demanio militare, i militari non le mollano. Poi quando diventa un demanio civile, il demanio le ha a bilancio con un certo valore. Quindi non è che le regala ai comuni. Costano veramente tanto. Quindi servono delle imprese che vogliono fare l'investimento. Queste cose sono molto complicate, però a Bologna devo dire che si stanno sbloccando in diversi punti.

 

Mi viene da fare una battuta. Cosa si prova ad avere un assessore allo sport fortitudino di quelli tipo Ultras? Perché devo dire la verità che Roberta Li Calzi è fortitudina proprio fino al midollo, diciamo, no?

Io sono circondato da fortitudini ovunque. Poi ho anche affetto per la Fortitudo, vado spesso... Quest'anno meno del quanto vorrei, però... Anche perché devo dirvi che poi fare Bologna Calcio allo stadio, Virtus e Fortitudo, tutte le settimane è complicato. Quindi alla fine bisogna fare delle scelte. Però devo dire che con la Fortitudo, abbiamo il grande orgoglio di avere il Paladozza, perché comunque noi ricordiamoci che è del comune e noi lo vogliamo mantenere vivo, attivo. Cerchiamo anche di ospitare altri sport, però per noi è molto importante avere la Fortitudo nel Paladozza.

 

A proposito di Paladozza, il Museo basket e quando sarà pronto?

Direi quest'Estate. Purtroppo, abbiamo avuto dei grossi ritardi per tutti gli aumenti dei costi dei lavori che ci sono stati col Covid. Abbiamo beccato anche una dita che non era il massimo. Abbiamo avuto molte cause, molti contenziosi, però ora è finito, stiamo facendo gli allestimenti, lo gestisce la Fondazione Bologna-Welcome.

 

Come pensi di questo scompenso clamoroso tra calcio e pallacanestro a livello di diritti televisivi, di tutto quello che c'è in giro?

Chiaro che ci sono scompensi come l'NBA o l'NFL, il mondo americano va in una certa direzione. In Europa il calcio è sicuramente esploso, dall'Inghilterra alla Germania, ma anche la Champions. Gli Stati Uniti hanno dimostrato che si può fare anche un sistema modello non dico “americano,” ma sicuramente si può crescere. Il problema dell'Italia è che, a parte il calcio di serie A, non c'è quasi nient'altro. E questo è un grosso problema a livello manageriale e imprenditoriale, ma anche di sistema un politico. Mentre c'è una base pazzesca. Se pensi la pallavolo ha un seguito incredibile in Italia. Il tifo è bellissimo, un sacco di ragazzi delle scuole. Però sono tutti campionati che non crescono come sistema, anche perché gli impianti sportivi sono purtroppo molto vecchi e questo è un grosso limite. E poi il il sistema televisivo italiano fa abbastanza ridere. Se pensiamo allo spazio che dà la Rai allo sport di vertice, è incredibile. Cioè, ormai il basket non esiste.

Io invece penso che il sistema americano sia molto interessante perché collegare il mondo high school e università con il sistema professionista, come percorso e come crescita, ha dei lati negativi ma ha anche un investimento sullo sport come educazione “base” fortissimo. Secondo me questo davvero in Italia ci vorrebbe in Europa. E poi credo che come rigenerazione delle nostre città, un programma che partisse dagli impianti sportivi e dai giovani, sarebbe sicuramente molto virtuoso e questo darebbe anche tanto ossigeno a alle squadre, alle società. Poi, certo, sta anche agli imprenditori dello sport, non è solo la politica, ma anche agli imprenditori dello sport e gli imprenditori del broadcasting, del mercato televisivo. Cioè, bisogna che un po' il sistema italiano investa su se stesso. Se vedi, ad esempio, la differenza fra il campionato di calcio tedesco e quello italiano, è la sperequazione che c'è rispetto agli stipendi. Tutto il budget del calcio italiano è tutto sugli stipendi dei giocatori, pochissimo sugli stadi, pochissimo sulla crescita del sistema. Il calcio italiano è ostaggio anche di questa roba qua.

 

Si può fare qualcosa come comune o pensi che sia difficile?

Assolutamente. Noi siamo una realtà fortunata a Bologna, perché comunque tra playground e impiantistica sportiva ne abbiamo praticamente in ogni angolo. Poi, si può sempre fare meglio, però abbiamo 120 impianti sportivi comunali, abbiamo 80 palestre scolastiche. Abbiamo un playground in ogni giardino, in ogni condominio. Non è così in tutta Italia, anzi. Quindi, si tratta, secondo me, di fare investimenti sullo sport di base, dare l'opportunità ai ragazzi di frequentare anche le palestre scolastiche il pomeriggio e la sera. In Emilia-Romagna lo diamo per scontato, perché da anni, decenni, teniamo aperte le palestre scolastiche per le associazioni sportive, ma in Italia non è così dappertutto, anzi. Adesso si parla molto degli interventi che si stanno facendo a Caivano, in Campania, dove ci sono dei fatti orribili. Il governo ha fatto questi investimenti sugli impianti sportivi in quello che si chiama “Parco Verde”. Pensate che in un territorio così è la prima volta che si fanno degli investimenti sullo sport di un certo tipo

Non è che stia diventando troppo costoso mandare tutti a fare sport?

Ci sono sempre più persone più ricche e persone sempre più povere. Si sta estremizzando e la fascia media sta abbastanza sparendo. Quindi ci sono famiglie che hanno difficoltà a portare i figli a fare sport. C'è da dire che, anche qui, dipende molto anche che idea dello sport hai. Nel senso che, se hai un’idea dello sport come promozione della salute, del movimento, dell'inclusione sociale è una cosa, se l'idea dello sport solo come competizione, professionismo è un'altra. Quindi io credo che Bologna, ad esempio, ancora una volta, è una realtà fortunata, perché, per fortuna, abbiamo tante associazioni sportive che fanno lo sport sociale. E qui dipende anche da un po' una cultura che si ha. Devo dire che quando tu vedi la finale dei Giardini Margarita e il playground, che ci sono 3000 spettatori, già questo ti dà la fotografia di un fenomeno.

L’osteria del basket – Nel bosco non solo mirtilli.

 

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