IL DOPOPARTITA DI TRENTO-VIRTUS
Come in precampionato, così nella prima partita ufficiale. E perdere così il giorno del ritorno in serie A male, decisamente. Per 29’ la Virtus a Trento è stata perfetta, dominando la partita e arrivando anche a +18 (46-64), poi in casa bianconera si è spenta la luce - oppure è finita la benzina - o entrambe le cose insieme. Fatto sta che i padroni di casa hanno messo a segno un parziale incredibile (24-2) e sono andati avanti 70-66. E dopo l’ultimo sussulto bianconero per il 70 pari è stata comunque Trento a portare a casa la vittoria. Certo, la Virtus ha avuto l’assenza dell’ultima ora di Stefano Gentile (infortunio muscolare in riscaldamento) a complicare le cose, ma anche a Trento mancava il play titolare.
Di certo ci sono tantie cose buone, da portare a casa e sulle quali cui lavorare per crescere. Il talento offensivo di Aradori e Gentile (36 punti in due), la mano dall’arco molto calda (44%), il buon contributo di Umeh e Lawson, la vittoria a rimbalzo con un Slaughter che oltre a punti e rimbalzi ha giocato per la squadra smazzando ben 7 assist. Tutto questo fa pensare che appena i meccanismi di squadra saranno più rodati e ci sarà più benzina nelle gambe, gli ingredienti per far divertire i propri tifosi - ieri presenti in gran numero a Trento - ci siano tutti.
Poi c’è il rovescio della medaglia, ovvero le palle perse (16, ben 6 di Ale Gentile) e soprattutto il clamoroso blackout contro la zona e l’emorragia che è costata la sconfitta. Qui l’impressione è che - oltre al fatto che si debba lavorare sulla tenuta mentale - a questa squadra manchi un giocatore per essere da corsa ad alti livelli. Parliamo dell’ormai famoso “numero 4” straniero, la cui ricerca (tardivamente iniziata) andrebbe velocizzata. Perché “regalare” uno straniero ad avversari che ne possono schierare anche sette a volte può essere letale.
(foto Virtus Pallacanestro)