L’Odissea (prima) per arrivare, l’Iliade, poi, in campo, ma alla fine ci sarà tutta l’estate per decidere dove andare a giocare in campo neutro, perché passa Trieste, e ora più che di finale al Dall’Ara si discuterà, casomai, di aprire il Grezar. La Fortitudo si fa piallare in un immondo primo quarto, poi prova anche a farlo, il recupero, contro una Alma che smette letteralmente di giocare per due quarti e mezzo. Da -21 si tira la palla del possibile -4, ma – e se non fosse fattore campo non sarebbe fattore campo – i miracoli si fanno solo a Bologna. Lasciando così alla Fortitudo la malinconia di capire cosa sbagliato, nell’approccio alla partita e, forse, alla stagione.

Evidentemente il vedere il video di come iniziò gara 5 a Brescia è contato poco, per una Fortitudo che inizia subendo massacri da Green prima e poi annega con le solite palle perse a metà campo e una totale incapacità di difendere il proprio fortino dietro. In area si banchetta, se non schiaccia uno schiaccia un altro, ed è il replay, totale e assoluto, del primo quarto di gara 2. 12-32 fu, 13-31 stavolta, in completa balia di qualsiasi giocatore vestito di bianco e di rosso.

Tra falli in attacco e dormite dietro, dove non ce n’è uno che arrivi anche solo per sbaglio prima in caso di palla vagante, è già tanto (ringraziando gli errori dalla lunetta e da tre altrui) che non si trentelli già a inizio secondo quarto. Servono due liberi di Legion per chiudere un break complessivo di 2-22, ma è come se ogni triestino abbia una terza gamba per correre più veloce e saltare più in altro. Comunque sia, non segna nessuno, Da Ros cicca 6 (sei) liberi di fila, si potrebbe non morire (Italiano fa il -14 dall’arco), ma basta poi poco a Trieste per rimettere chilometri tra le due squadre. Bomba di Cavaliero, altre perse, 23-44 al 20’. Facendo il doppio delle perse rispetto ai cesti (13 e 6/22), ci sta.

Trieste rientra come se ci fosse più interesse a trovare un albergo in zona Bologna per l’inizio della settimana prossima che non continuare a giocare, e Legion prova a capire se c’è margine. Ne sboccia 11 di fila, e di fatto l’elastico si dimezza (34-46). Però, nel momento di stringere, arrivano i disastri: beneficiando di un antisportivo a favore su fallo dopo palla persa, la Effe mette sì i due liberi (Italiano), ma dopo si fa scippare, prende canestro, e trova poi il quinto fallo, in attacco, di Ruzzier. E’ buttare il già poco latte munto, ma Trieste è in rottura prolungata: doppa tripla di Italiano, liberi sparsi, 49-57 al 30’.

Con la forza della disperazione si arriva perfino al possibile – ciccato – meno quattro, ed è una sfida, ormai, per capire chi ne ha ancora tra chi sta facendo rimontissima e chi, di riffa o di raffa, fa il gatto che sta per farsi sfuggire il topo. Candi spara il -8, ma di punto in bianco si risveglia Green, con le giocate che rimettono Trieste in solida doppia cifra di vantaggio. Legion ci prova in solitaria, ma ormai la scimmia è scesa dalle spalle giuliane, e il finale è più simile a quanto ipotizzabile a fine secondo quarto che non rispetto alle illusioni di pochi minuti prima. Stop, e ora si inizi a parlare del prossimo anno, Cervia o non Cervia.

VECCHIO STILE, LA COREOGRAFIA #ALLINBLACK PER LA FINALE
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91