Sarebbe dovuta essere una di quelle partite a scacchi con punteggio in modalità briscola, ma la Fortitudo che batte la capolista Pistoia ha reso la domenica una relativa formalità, senza mai veramente tremare, dando prima di tutto una grande prova offensiva, e poi tutto il resto di consguenza. Offensiva, appunto, perchè farne 75 a chi spesso non ne concede nemmeno 60 è stata la classica tanta roba, specie e soprattutto a pensare che non c'è stato bisogno di aggrapparsi ad un qualche ispirato produttore di punti quanto, piuttosto, al solito amato collettivo: 5 in doppia cifra, vari protagonisti che si sono dati il cambio, e grande festa in un Paladozza dai 3200 dichiarati (non tanti, considerando anche lo spicchio tosco) che rimane inviolato ma, soprattutto, apparentemente inviolabile.

Con ancora tante piccole cose da mettere in chiaro - qui ancora non si capisce quali siano le gerarchie tra i lunghi, ma meglio ragionare in settimana con una vittoria in tasca, lapalissiano - e con un Davis da psicanalisi più che da allenamenti, Bologna continua a dire che in casa propria non ce n'è per nessuno, e che il campionato non pare poi così indirizzato da non far pensare che basterebbe poi poco per un salto di qualità. Certo, questi sono i pensieri dopo una casalinga, dato che dopo le esterne si è sempre ragionato al risparmio e alla sopravvivenza. Ma, d'altra parte, così vanno le cose. Intanto appunto, ieri prova solida e risposta immediata alle polluzioni e agli sprechi estensi. Poi, ora, si avvicina Forlì, con tanti di quei significati da scriverci un libro. Magari pensiamoci da domani, però.

Ed ero contentissimo - Il collettivo, appunto, sia dietro che soprattutto davanti. Con Aradori prima, Cucci poi, e successivamente Thornton e Italiano. Con Fantinelli a fare da extra in caso di bisogno. Poi i balzi di Davis, che nel finale ha tenuto vivo quasi ogni pallone.

Non me lo so spiegare - Davis anche qua, perchè non si può sempre rischiare il tracollo per aspettare un giocatore che ha passaggi mentali così astrusi da perdersi in appoggi che finiscono in parterre, interferenze su cesti dei compagni e linee difensive smarrite. E festeggiare un suo tiro libero segnato come fosse il primo punto di uno juniores fa capire che il giocatore è simpatico, ma rischioso.

(foto Mauro Donati)

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