IL DOPOPARTITA DI TRIESTE-VIRTUS
Alla fine dei conti, la contemporanea sconfitta di Milano rende indolore quella della Virtus di ieri a Trieste, la quinta in campionato e la terza in cinque giorni. Una giornata in meno da giocare - ora ne restano sei - e i punti di vantaggio bianconeri restano quattro.
Sicuramente però è stata una partita molto complessa, che ha messo in mostra tutti i problemi della Segafredo di questo periodo. E se alcuni sono certamente dovuti a stanchezza e rotazioni corte - ieri a otto, con sei giocatori fuori - altri ormai sono talmente consolidati da essere diventati strutturali. Il chiaro riferimento è al settore lunghi, che continua ad andare in enorme difficoltà contro chiunque, compresa Trieste. E in particolare Jordan Mickey è sempre più un fantasma, in crisi di gioco e fiducia.
L’altro problema è la difesa degli esterni, che da tempo fa fatica. Ieri non a caso Scariolo ha citato entrambe le cause - mancata difesa degli esterni e mancata copertura dei lunghi - parlando del 10/13 in area di Trieste nel secondo quarto.
Ma se - auspicabilmente - con il rientro di alcuni giocatori (Cordinier e Pajola in primis) e il crescere della condizione fisica il primo problema si dovrebbe risolvere, ormai è difficile sperare che il secondo sparirà da solo. Shengelia ieri ha dato ampi segni di vita, ma tra Jaiteh (ieri assente), Bako e Mickey in stagione spesso non se n’è fatto uno, e non solo a livello di Eurolega, ma anche - a quanto pare - di livello salvezza del campionato italiano.
Per l’Eurolega la scelta è stata quella di non andare sul mercato, ed è una scelta che ha avuto delle conseguenze. Va detto che anche affrontare i playoff italiani e la probabile finale con Milano con questo settore lunghi non è una scelta esente da rischi. E la Segafredo - a differenza della squadra di Messina - un tesseramento ce l’ha ancora.
Di sicuro, è qualcosa su cui riflettere.