Il ritorno in Virtus con un ruolo diverso. Un'emozione incredibile. Quelle furono due stagioni clamorose, l'Eurolega a Barcellona, lo scudetto del tiro da quattro, anni indimenticabili. Ricoprire il ruolo che è stato del professor Grandi, persona alla quale ero legatissimo, ha un significato ulteriore. Lui mi ha aiutato tanto, aveva un carisma clamoroso, essere qua e fare quello che ha fatto lui è una grande responsabilità.

Che struttura ha trovato? Ottima, e soprattutto c'è la voglia di migliorarla sempre di più, una spinta a fare meglio. L'impostazione generale voluta dal club, dalla dirigenza e dall'allenatore è quella di predisporre un'organizzazione al servizio dei giocatori. Stiamo mettendo insieme i pezzi per far partire l'ingranaggio.

La squadra come sta? Sono molto contento di come l'ho trovata. Chiaramente ci sono situazioni diverse, veterani e giovani. Il livello di partenza è più che soddisfacente.

Udoh viene da una stagione scorsa con poche partite. È un veterano, abbiamo avuto attenzione nel rimetterlo in movimento ma fisicamente è integro oltre a essere un professionista di altissimo livello che conosce il suo corpo ed è abituato a lavorare. Riusciamo a condividere i contenuti individuali assieme a lui.

L'obiettivo del ritiro. Portare la squadra a un livello omogeneo di condizione per supportare il lavoro tecnico delle prossime settimane. Si imposta una base di lavoro che continuerà per tutto l'anno, non è più come una volta quando si pensava a mettere benzina in quindici giorni perché durasse tutta la stagione.

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