Sabato 25 giugno, alle 11.30, un pezzo di storia della Virtus entra ufficialmente nella Italia Hall of Fame della pallacanestro italiana. Achille Canna sarà inserito dalla Federazione Italiana Pallacanestro tra i benemeriti che hanno vissuto “Una vita per il Basket”. Scelta quanto mai azzeccata per un uomo che nella Virtus è stato giocatore dal 1953 al 1962, ben nove stagioni nelle quali ha collezionato 188 presenze e 1873 punti in maglia bianconera, vinto due scudetti, nel 1955 e 1956, giocato da capitano traghettando la V nera dalla leggendaria Sala Borsa al Palasport di piazza Azzarita.


Dopo le stagioni sul parquet, ha ricoperto in diverse fasi della storia bianconera l’incarico di dirigente, fin dai tempi dell’avvocato Porelli. Della Virtus è stato presidente dal 1979 al 1983, e in diversi periodi ha ricoperto anche i ruoli di direttore generale e direttore sportivo.

E’ un magnifico segno del destino il fatto che l’approdo, meritatissimo, alla Hall of Fame azzurra accada proprio a Bologna, nella sua Bologna. La città in cui arrivò appena ventunenne, con la certezza di poter giocare in una delle grandi realtà della pallacanestro italiana e quella di assicurarsi un lavoro, “perché allora funzionava così, l’ingaggio che allettava era rappresentato dalla possibilità di avere uno sbocco nella vita quotidiana, oltre che nello sport. Mi trovarono un posto da elettricista nei cantieri edili, sveglia alle sette del mattino e lavorare fino alle sette e mezza di sera. Dopo, prendevo la strada della palestra per andare ad allenarmi…”.

La città che, a fin carriera, non ha mai pensato di lasciare. Qui, a Bologna, Achille ha costruito la sua vita, il suo futuro: “Bologna, e la Virtus naturalmente, mi hanno cambiato la vita. Qui mi sono formato, sono diventato adulto, ho trovato un lavoro e una famiglia. Da qui non mi sono più spostato”. Un gesto d’amore, forse d’altri tempi, che hanno reso bolognese come pochi questo figlio di Gradisca d’Isonzo, e lo hanno fatto entrare nel cuore dei virtussini. “Fu Marinelli a notarmi, quando giocavo nell’Itala Gradisca e venni a sfidare la Virtus in Sala Borsa. Faceva paura quel posto, agli avversari, era un autentico inferno. Dalle tribune sopra le nostre teste arrivava un baccano infernale, la gente batteva ritmicamente i tabelloni pubblicitari in ferro. E poi c’era quel pavimento in mattonelle, a losanghe bianche e nere, che ti infastidiva, ti faceva perdere il senso della posizione se non restavi concentrato. Poi sono arrivato in Virtus e la storia è cambiata all’improvviso: quel baccano era diventato uno stimolo eccezionale, e quel pavimento, a forza di allenarcisi sopra, non aveva più segreti”.

Qui divenne Achille del Trio Galliera. In quella via, c’era il pensionato per i giocatori che arrivavano da furi. Canna legò con Mario Alesini e Nino Calebotta, nomi che a raccontarli viene fuori tutta la gloria della V nera di quei tempi. “Sempre insieme, ci vedevano passare e diventammo il Trio. Un legame nato sul campo, dove imparammo a conoscerci a memoria, ad aiutarci l’un l’altro quando c’erano delle difficoltà. Sfociato in un’amicizia intensa, importantissima anche fuori dai parquet”.

Ha lasciato il segno anche nella pallacanestro oltre Bologna, Achille Canna. Vestendo settanta volte la canotta della Nazionale, anche in quel trionfo dello sport azzurro che fu l’Olimpiade di Roma del 1960. Per tutto questo, sabato in Cappella Farnese, il luogo più rappresentativo del Comune di Bologna, alle 11.30 del mattino entrerà nella eletta schiera di quelli che sul nostro basket hanno lasciato il segno, insieme a Ivan Bisson, Bianca Rossi, Bogdan Tanjevic e la Pallacanestro Varese 1970-79. Un altro grande personaggio che ha vissuto il mondo della V nera e che trova un posto di diritto nella Hall of Fame, insieme a Gigi Porelli, anche lui inserito tra i benemeriti, a Vittorio Tracuzzi, premiato ala memoria nel 2009, ad Alberto Bucci (oggi presidente della Virtus), Ettore Messina, Dan Peterson e Sandro Gamba tra i tecnici, Dado Lombardi, Charlie Caglieris eRenato Villalta tra i giocatori.

Tocca ad Achille, adesso. Un campione in campo, un gentiluomo nella vita, un virtussino dentro. Per sempre.
BONICIOLLI, "COMUNQUE ANDRA' SONO TRANQUILLO"
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE