Alessandro Gentile torna a Milano, dove ha giocator sei stagioni e di cui è stato anche capitano, prima del burrascono addio dell'anno scorso.
In merito, Gentile è stato intervistato da Sportweek, che gli ha dedicato un lungo servizio di Fabrizio Salvio, intitolato "Non vi piaccio? Cavoli vostri".
Ecco un estratto delle sue parole.

Sarà una sensazione strana, emozionante, ma non so cosa aspettarmi. Immagino che per un momento avrò gli occhi velati dai ricordi.
Come sarà il clima? Non con indifferenza. Mi aspetto fischi e applausi. Mi basterebbe aver lasciato un buon ricordo a qualcuno.
Chi saluterò? Tutti. Giorgio Armani, il presidente Livio Proli, fino ai massaggiatori coi quali sono rimasto in contatto
.

Il significato di una grande prova davanti a Pianigiani. Vorrebbe dire aver aiutato la Virtus a vincere. Non ho rivincite personali.

L'esperienza da capitano. Io non volevo. Ho dello no più volte a coach Banchi e al presidente. Non mi sentivo pronto a rappresentare una società come Milano o giocatori come Langford e Moss che avevano una carriera tanto più lunga e importante della mia. Non volevo creare situazioni scomode da gestire. A conti fatti, però, credo che da capitano qualcosa di buono l’ho fatta.

Il problema è stato aver smesso di crescere come giocatore? Non sono d’accordo e comunque non c’entra niente.
Cosa è stato, allora? Ho avuto momenti difficili nella mia vita privata. Situazioni che hanno influito sul mio rendimento. Mi sono lasciato con la mia fidanzata storica. Ho perso mio nonno materno al quale ero legatissimo. Hanno detto che sono scappato da Gerusalemme: ero sull’aereo per tornare a casa, a Caserta, sperando di rivederlo vivo ancora una volta. È morto mentre ero in volo. La gente non sa e parla a sproposito.


Quali parole a sproposito? Quando si dice che sono stato cacciato da tre squadre. Allora, con l’Olimpia sono andato in crisi dopo che mi è stata tolta la fascia. Dal Panathinaikos non mi hanno mandato via: non stavo giocando bene e lo spazio per me si era ridotto, ma l’allenatore mi aveva invitato a insistere. Sono stato io a dire: no. grazie, non ho la testa giusta per questa battaglia. Preferisco evitare problemi a voi e a me. Tecnicamente, mentalmente e fisicamente non ero pronto per giocare a certi livelli.
Perché l’addio all’Olimpia mi aveva fatto cadere il mondo addosso. La ferita era ancora troppo fresca. Sarà un mio limite, ma vivo di sentimenti.


Altre brutte cose dette, che Gentile beve un po' troppo. Lo so cosa hanno detto. Stronzate che hanno fatto male a me e ai miei. Chi mi conosce sa che non è vero. In Italia siamo maestri nel creare il mostro. Io non devo giustificarmi. Sto dimostrando coi fatti chi sono. E non sono cambiato. La gente mi dice: sei diverso, sei rinato. No: sono uguale a prima. La frase che sento più spesso, quando uno mi conosce un po' meglio, è: cazzo, sei l'opposto di come vieni dipinto.

Sul soffrire il giudizio altrui. Una volta sì, ero molto sensibile. Come giocatore non pretendo di piacere a tutti, ma non tollero falsità sulla mia persona. Però non mi fanno più effetto:
so chi sono. Non ho tanti amici, quei pochi mi bastano. Non ho più bisogno dell'approvazione del mondo intero. Prima leggevo tutto quello che si diceva di me, e più venivo criticato - perché
quelli famosi sono criticati a prescindere, per invidia - più ci tenevo a sfidare l'opinione altrui. Mi dava la carica, ma era energia negativa. Oggi traggo energia positiva da chi mi vuol
bene.


Altra cosa che si dice, che papà Nando sia molto ingombrante. Altra fesseria. Dicono che quando gioco guardo lui in tribuna per vedere se approva. Che mi coccola, quando è il mio primo critico. Mio padre è quello che è venuto a Bologna, è andato all'Ikea, ha caricato la macchina di mobili e me li ha montati in casa uno a uno, mentre mamma faceva le pulizie. Sono andati avanti quattro giorni.

Sul fatto che la maglia Virtus ora sembri leggera. Mi ha aiutato l'ambiente. Coach Ramagli mi ha chiesto solo di essere me stesso e di giocare con aggressività. Poi, ho per compagni mio fratello Stefano e Pietro Aradori: col primo posso stare ventiquattr'ore senza parlare perché basta uno sguardo per capirci. Il secondo è stato mio compagno di scuola, è un fratello acquisito.

Tanto lavoro estivo sul tiro. Verrà un po' alla volta. Ma chi segna ha sempre ragione.

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