Questa sera in Furla Vincenzo Esposito presenterà la sua autobiografia, “El Diablo”. Un estratto dell'intervista pubblicata oggi sul Corriere di Bologna.

"Vivo a Gran Canaria, ci vivo ormai da più di tre anni e ci sto benissimo. Faccio surf, vado in giro in camper, sto bello rilassato e soprattutto non mi occupo di basket. Di Fortitudo so zero. Solo che deve aver cambiato allenatore, perché l'altro giorno mi ha chiamato Rich D'Alatri dall'America per chiedermi se era vero che andavo ad allenarla io. Ma quando mai? Gli ho risposto che ne sapeva di più lui, che vive nel New Jersey, di me.

Oggi sarà una bella serata tra vecchi amici e compagni di squadra, con la scusa del libro. A Bologna, e a Imola, conservo amicizie che durano da allora. So che la sala è già esaurita, ma poi domenica vado al PalaDozza, prima della partita sarò al banchetto sotto la Calori se qualcuno vuole una copia firmata. Tutto il ricavato va in beneficenza. 

L'amore del pubblico? Perché io ero un maraglio, e ci voleva un maraglio. In quel periodo serviva il personaggio giusto, un pazzo come me, per scatenare tutta quella passione che covava da anni di stenti. Sono state due sole stagioni, ma indimenticabili. E poi forse la gente si ricorda certe partite, certi momenti. 

Quando diventai El Diablo? Dopo uno di quei raptus, a Pistoia. All'inizio gioco da schifo, vengo giustamente panchinato, è scontro. Allenatore Scariolo, assistenti Dalmonte e Finelli, non tre qualunque… Qualcuno poi scrisse che nel secondo tempo era sceso in campo Belzebù. Ne segnai un bel po

Voglia di allenare? Neanche un po'. Né da capo allenatore, né da vice in un grande club. Semmai mi interessa di più fare player development, ma non cerco niente, non adesso. Preferisco svegliarmi al mattino e andare a cercare le onde"

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