(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Prima o poi si doveva perdere, e la Fortitudo lo fa in maniera ampia così come ampio era stato il suo dominio nelle prime otto gare di stagione, come se la normalità non fosse nel proprio dna. Imbambolata dalla zona prima, crivellata dall’arco prima durante e dopo, e con gli osservati speciali della panchina che poco o nulla fanno per smentire le parole del coach nel post Cento. Ad ogni modo, una cifra, anzi due: Udine fa 5/12 da 2 e 20/40 da 3. E’ il basket moderno, bellezza.

 

Bastano 67” a Caja per averne abbastanza di una squadra che prende due triple nei primi due possessi – con persa inclusa – ma il timeout sveglia poco, dato che Udine e la sua zona arriva prima su ogni boccia e davanti fa sempre canestro. 7 triple in 7 minuti, 23-8 interno, prima che i cambi locali, se non altri, annacquino percentuali precedentemente immacolate. Si tocca il -17, zoneggia anche Bologna, 25-10 Udine al 10’.

 

La zona limita un po’ i danni, ma davanti non c’è la lucidità necessaria per capire come girare attorno ad una difesa che sa sempre dove andare a coprire. E, quando Bolpin prende le redini di un attacco con troppe mani nemmeno tanto fredde ma quanto piuttosto non propositive, dall’altra parte si torna a sparare dalla lunga. Si viaggia sempre a divario in ampia doppia cifra, e il 43-30 del 20’ è tutto sommato corretto, con Udine a fare 11/23 da 3 punti (e solo 3/8 da 2, così vanno le cose).

 

C’è margine? Bah, si riparte con altre tre triple prese e -20, e la notizia è la svestizione di Giordano per i suoi primi minuti in campionato. Più una apparizione che altro, perché la partita si gioca su latitudini che appartengono alla fantascienza (8 tiri da 2 e 32 da 3 tentati, quando Udine tocca il 60-39). Arrivano segnali da un precedentemente inesistente Ogden, ma si fa -24 e l’ultima azione del quarto – Panni che la passa ad un Freeman che, in corsa, a tutto pensava meno che a ricevere – la dice tutta. 67-44 al 30’.

 

Si aggiorna di continuo la Marianne della serata, che va anche a 33, dopo doppio tecnico tra allenatori, e spazio anche per Kutzetsov. E’ il segnale che il mercoledì è da Chi l’ha visto, e non da basket. Può succedere, anche se il modo è fragoroso. Ma può succedere.

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