Fossero tutti questi, i problemi, staremmo tutti tranquilli. Archiviata la pratica Verona (e prima vittoria nel professionismo, in casa Fortitudo, da una antica e inutile battaglia contro l'arrendevolissima Caserta nel pre-Teramo), le disquisizioni della settimana sono girate attorno alla faccenda Daniel-Radic. Andiamo avanti con chi avevamo scelto in estate, hanno fatto capire dal cuore del Paladozza, e la cosa ha diviso la platea. Perché un po' l'entusiasmo del primo gol, un po' soprattutto il rendimento del croato, ha giustificato il partito di chi avrebbe voluto andare avanti con lui: pochi fronzoli, poche velleità di andare a fingersi guardia come ormai tutti i lunghi pseudomoderni, dignità difensiva e cifre (attorno al 19+10) che sembrano quelle degli anni '80. Perché andatelo a dire, a Marty McFly e a Doc, provenienti dal 1985, che oggi ad un lungo basta spesso un 8+7 per essere sufficiente: tornerebbero indietro convinti di essersi sbagliati, in uno dei loro viaggi nel tempo. Radic ha fatto quanto gli veniva chiesto, forse anche di più, giustificando chi, di portarlo al Marconi, proprio non ne ha voglia.

D'altra parte, ci sono le scelte estive. Non dimenticando che, all'annuncio di Daniel, non è che ci si fosse fasciati la testa pensando all'abbiamo preso un bagaglio: ritenuto un crac per la categoria, l'ex Pistoia è l'uomo su cui in teoria si è costruita la squadra qualche mese fa, l'uomo che dovrebbe rendere più fluida la rotazione tra gente d'area. Insomma, più adatto all'attuale Fortitudo che non il comunque eccellente Radic. Poi magari ci saranno questioni economiche in ballo (Daniel bussa a qualche spicciolo in più, ma andrebbe comunque liquidato, oltre al fatto che Radic, forse, oggi potrebbe avere spasimanti pronti ad aprire la borsa) e la scelta verrà fatta anche pensando a denari. Però, prima di brontolare per l'addio al croato, andiamo a vedere come doveva essere la Fortitudo pianificata in estate, poi ne riparleremo.

Questo mentre attorno si parla sempre di ipotetici passaggi di proprietà e altre cose, con fazioni anche giornalistiche a dire non si vende ma anche se arrivano con l'assegno ci si pensa eccome. Ci saranno disegni più grandi di noi, attorno, per questo viriamo sul basket giocato che è sicuramente più piacevole che non interpretare i messaggi che arrivano dai linotipisti.

Trieste, quindi. Erede di quella realtà che una discreta storia nel basket italiano ha avuto e che saltò per aria a inizio millennio, questa Pallacanestro Trieste 2004 è lentamente risalita dalla B2 fino alla A2 conquistata qualche anno fa, e di recente ha anche avuto nel suo staff Matteo Boniciolli – che, insomma, sentirà il match anche solo per provenienza geografica – come dirigente. Ottenuti i playoff nella passata stagione, i giuliani come tante squadre di questi livelli hanno cambiato tanto in estate, e proprio nella terza giornata sono riusciti a portare a casa la prima vittoria, tritando Imola dopo aver iniziato maluccio (atroce 39-68 interno con Verona, poi un più dignitoso KO a Mantova). La Fortitudo, che non viaggia da quelle parti dalla seconda giornata del 2009 – curiosamente, anche lì dopo una gara interna, ma quella volta fu interna davvero – affronterà una truppa allenata da Eugenio Dalmasson, e che molto sta avendo dal duo straniero Zahariev-Parks, 3-4 da un 30+10 collettivo di media. Ci sono svariate facce viste in città e provincia, partendo da Aristide Landi (ex Virtus e Fortitudo) da 9+4 fin qua, l’ozzanese Roberto Prandin in esterno e l’asse ex BBB Pecile-Canavesi a dare, specie il primo (enfant du pays), esperienza.

Si gioca a Trieste, domenica ore 18. Matteo Montano sarà ancora assente, mentre ci saranno Iannilli - che in settimana ha avuto qualche problema alla schiena - e Sorrentino, tornato qualche giorno a casa per un problema familiare.

FORTITUDO, LA PROPOSTA DI CUOMO E' SUL PIATTO. 800MILA EURO DI DEBITO PER L'ATTUALE PROPRIETA'?
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE