Si doveva vincere e si è vinto con tanta di quella paura da far la gioia dei cardiologi, per la Fortitudo che magari non aggiusta la differenza canestri ma, visto l’andamento del match, è già tanta roba che torni al gol casalingo dopo 3 mesi e, di fatto, rimanga in corsa per la salvezza buttando Cremona all’inferno. Meno bella di altre recenti occasioni perdenti contro avversari ridotti all’osso dai crac, Bologna è viva. Magari servirà ben altro per continuare a sperare, ma almeno questa, faticosissimamente, è andata.

Coreografia della Fossa e striscione conquistiamolA, per una Fortitudo che tarda due minuti ad entrare in campo e necessita di una strigliata di Martino sullo 0-7 per provare a giocare sul serio. Si fa controbreak di 16-2, segnando quasi sempre e sfruttando il fatto che Cremona, pur avendo Spagnolo che ad ogni primo passo brucia Durham, ha nel solo Cournooh l’unico capace, poi, di finalizzare. Messa l’inerzia del quarto su un leggero vantaggio bolognese, c’è l’esordio casalingo di Fantinelli con recupero e assist, soliti alti e bassi difensivi, e 25-22 al 10’.

Aradori fa davanti e disfa dietro, arrivano tre triple consecutive di Cremona e il sorpasso, con il non felice panchinamento di Groselle e Benzing assieme e la difesa che collassa al primo passaggio ospite. Perse le certezze di inizio partita, e imbarazzante nel non avere una idea difensiva che una, si va 38-45. Groselle è piantato dietro ma davanti mette perfino due liberi, McNeace gongola in un’area dove mancano solo i salatini, e sbagliando due volte l’ultimo appoggio è 44-47 al 20’ concedendo un mesto 60% al tiro agli ospiti.

Di colpo diventa braccino collettivo, con Martino a più riprese servito dai passaggi degli esterni cremonesi (non è un refuso) e, davanti, Aradori e Feldeine a fare bello e cattivo tempo, ma almeno un sorpassino. C’è il vantaggio ma tanta approssimazione da parte di entrambe le squadre, ed è – giustamente – salutato come un gol il primo canestro di Fantinelli dopo tanto, troppo tempo. E 66-62 al 30’.

Ad aggiustare le cose arriva una culata da oscar – con la minucola, ma andava bene anche con la maiuscola – quando Benzing, allo scadere dei 24”, segna in carpiato una tripla di tabella per il +6. Feldeine si fa perdonare minuti con atletismo da UISP con due recuperi e cesti che sono ossigeno per chi non ne ha, dato che ormai ogni azione è un provarci senza la minima idea di costruire un tiro facile. Una serie di schifezze permette a Tinkle il -2 entrando negli ultimi 60” di partita, e Durham che perde due palloni con colpe collettive di compagni che non muovono un muscolo per aiutarlo. Allora sia lodato il corpaccione di Benzing che prende sfondamento su Spagnolo e poi mette due liberi santi e venerabili, e paura per un passaggio di metà campo al limite degli 8”. Aradori mette quel che serve, fine.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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