TRIESTE - FORTITUDO, LA SERIE TRA GARA1 E GARA2
Lunedì nero, per la Fortitudo, che chiude gara uno a Trieste sconfitta (era successo, nell’era Boniciolli, solo con Brescia e Agrigento ’17) e con infermeria riaperta dagli acciacchi, soprattutto quelli di Cinciarini: escluse fratture, il cremonese dovrebbe recuperare per gara3.
Il problema, per la Fortitudo, è l’aver trovato, almeno nella prima della serie, una squadra non tanto speculare ma lunga, fisica e zompettante come non mai. E quindi non è bastato l’incipit positivo (23-13) per tenere botta, anche se Trieste si è trovata con un americano a mezzo servizio: d’altra parte questi sono alle ventesima vittoria consecutiva in casa, e quindi qualcosa in più dell’ordinaria amministrazione, banale a dirsi, ci vorrà.
Eppure era iniziata bene, dominando a rimbalzo e poi attaccando al meglio. Poi le cose sono collassate, appunto perché dall’altra parte c’è stata una squadra diversa, forse, da quelle affrontate da Bologna fin qua. Anche quella Treviso che, come durezza, non è paragonabile alla truppa di Dalmasson. Battuta a metà campo, affaticata in area, la Fortitudo dovrà ripartire domani dal primo tempo, ma soprattutto dal cercare di capire come limitare la gente in area. Che pare sia un problema ridondante, visto come anche contro i Pilla’s, ad esempio, era sbucato dal cilindro Rinaldi. Qui ci sono Daros e Parks, che se lasciati liberi possono fare molto più male. Infine, recuperare il collettivo: va bene che le partite le devono vincere anche e soprattutto quelli che sono tenuti a farlo, ma la base, ad esempio, lunedì non c’è stata al meglio. Vedremo, domani già si replica.
Shine on you crazy diamond - Se non altro, Mancinelli in attacco ha provato a fare la differenza. Poi i due mori, che tra alti e bassi almeno non sono crollati. Anche se, forse, in mezzo non è che abbiano brillato.
Another brick in the wall - Panchina più di quantità che di qualità, e se poi nemmeno tanta quantità salta fuori, le partite non si vincono facilmente. Per il resto, la bandiera bianca.
(Foto di Arturo Presotto/ Iguana Press/ Fortitudo Bologna)