TREVIGLIO - FORTITUDO, IL DOPOPARTITA
Cum feris ferus, vergavano i classici parlando di chi riesce a diventare cazzuto, se ci si può passare il termine, contro chi pare esserlo altrettanto. Evidentemente è quello che passa per la testa della Fortitudo, che quando esce dal Paladozza perde sempre, ok, ma in modi e maniere che sembrano collegate in modo inversamente proporzionale a quella che è la presentazione dell’avversario. Ad un passo dal gol contro Imola (che si è visto essere roba sopraffina), molto bene contro Brescia, invece piallata contro le Trieste, le Matera e le Treviglio che, in classifica, non dicono robe clamorose. Boniciolli si gratta la testa, è bravo a puntualizzare i problemi dei suoi anche dopo una gara con svariati tecnici e nervosismi vari, ma intanto a quanto pare nemmeno le minacce di percosse fisiche sono bastate, per una Fortitudo che fuori casa rimane una incognita tendente, comunque, a meno infinito.
Certo, qualche fischiata non è stata digerita, ma non è questo il problema se nel primo quarto si scodellano 11 palle perse, se davvero ci sono incomprensioni tra tagli e altro per cui arrivano più palloni a chi ha lo spazzolone per pulire il campo che non al proprio compagno, e se le difficoltà offensive portano poi a perdere il concetto di difesa: Treviglio ha girato la palla a proprio piacimento, trovando prima le triple e poi le movenze di un Chillo, a quanto pare, con tanta voglia di dimostrare la propria crescita, e uno sviluppo che è stato forzosamente lontano dalla sua Fortitudo. Non che la cosa possa far felice Bologna, che a questo punto deve continuare la propria ricerca di identità in altre sedi, sapendo che magari domenica contro Jesi arriverà goleada (anche se, seguendo il dettame del “siamo bravi solo con squadre di prima fascia”, mica è scontata, anzi), ma che tutto il resto andrà valutato nella prossima trasferta. Perché il problema, ormai non ci vuole Pitagora per dimostrarlo, è quando si gioca fuori casa, punto e basta.
Singoli, varie ed eventuali? Poco, a dir la verità. Ci sono giocatori acciaccati, ma non per questo da perdonare di fronte a salti a vuoto in difesa o giri di palla scalcinati. E ci sarebbe davvero da chiedere se non fare quella famosa colletta per portare il pubblico del Paladozza in giro con il pullman della squadra. E le fischiate? Bologna ha il suo gioco, che forse in casa può essere messo in campo, ma che fuori casa non viene supportato da una comprensione totale del metro arbitrale. Ed ecco le tante uscite per falli e tutto il resto. La maturità passa anche dal capire queste cose.
Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Forse, solo il risveglio offensivo di Montano, che almeno come cifre sta tornando quello della passata stagione. Amen.
Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Tutto il resto, per una squadra che non ha avuto garanzie né sotto canestro né a metà campo. E nemmeno la 1-3-1, ad un certo punto, ha saputo sbrigliare la matassa. Almeno, forse, Sorrentino non è stato messo sotto sulle zebrate come preventivato.
Certo, qualche fischiata non è stata digerita, ma non è questo il problema se nel primo quarto si scodellano 11 palle perse, se davvero ci sono incomprensioni tra tagli e altro per cui arrivano più palloni a chi ha lo spazzolone per pulire il campo che non al proprio compagno, e se le difficoltà offensive portano poi a perdere il concetto di difesa: Treviglio ha girato la palla a proprio piacimento, trovando prima le triple e poi le movenze di un Chillo, a quanto pare, con tanta voglia di dimostrare la propria crescita, e uno sviluppo che è stato forzosamente lontano dalla sua Fortitudo. Non che la cosa possa far felice Bologna, che a questo punto deve continuare la propria ricerca di identità in altre sedi, sapendo che magari domenica contro Jesi arriverà goleada (anche se, seguendo il dettame del “siamo bravi solo con squadre di prima fascia”, mica è scontata, anzi), ma che tutto il resto andrà valutato nella prossima trasferta. Perché il problema, ormai non ci vuole Pitagora per dimostrarlo, è quando si gioca fuori casa, punto e basta.
Singoli, varie ed eventuali? Poco, a dir la verità. Ci sono giocatori acciaccati, ma non per questo da perdonare di fronte a salti a vuoto in difesa o giri di palla scalcinati. E ci sarebbe davvero da chiedere se non fare quella famosa colletta per portare il pubblico del Paladozza in giro con il pullman della squadra. E le fischiate? Bologna ha il suo gioco, che forse in casa può essere messo in campo, ma che fuori casa non viene supportato da una comprensione totale del metro arbitrale. Ed ecco le tante uscite per falli e tutto il resto. La maturità passa anche dal capire queste cose.
Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Forse, solo il risveglio offensivo di Montano, che almeno come cifre sta tornando quello della passata stagione. Amen.
Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Tutto il resto, per una squadra che non ha avuto garanzie né sotto canestro né a metà campo. E nemmeno la 1-3-1, ad un certo punto, ha saputo sbrigliare la matassa. Almeno, forse, Sorrentino non è stato messo sotto sulle zebrate come preventivato.