Retrocessi sul campo, per la prima volta nella storia della Virtus. In attesa di capire quale sarà il futuro, vediamo uno per uno i protagonisti della drammatica stagione bianconera:

Pittman - voto 6.5 - La scelta di puntare tutto su di lui e di fargli la squadra attorno alla fine si rivela perdente, ma l’ex Miami Heat il suo lo fa. E’ di certo un giocatore condizionante, con autonomia limitata, che però cresce durante la stagione assieme alla condizione atletica, ma le mani sono morbide e quando gli si dà palla sono spesso due punti. Talmente spesso che a volte - soprattutto in trasferta - il gioco della Virtus è semplicemente “diamo palla a Pittman e vediamo cosa succede”. Ma nemmeno questo è colpa sua.
In 24.9’ di impiego, 14.2 punti (con il 60% da due) e 7.9 rimbalzi.

Fabiani - voto NG - Sei minuti totali in stagione, lungo esclusivamente da allenamento. Anche se in certe occasioni ci si è chiesto se magari qualche minuto a far rifiatare Pittman non potesse darlo anche lui.

Vitali - voto 6 - Arrivato in estate dopo un’annata nefasta a Caserta, qui gli capita la seconda retrocessione sul campo consecutiva. Le sue colpe - però - sono limitate. Mostra sempre grande grinta e buona difesa - anche se ogni tanto esagera per eccesso di zelo - mentre in attacco fa più fatica, anche se fino all’arrivo di Collins è il miglior tiratore da tre della squadra. In ogni caso, sarebbe da provare a riconfermare, ripescaggio o no.
In 25.2’ di impiego, 8.1 punti e 3.7 rimbalzi, con il 36% da tre.

Cuccarolo - voto 4.5 - L’anno scorso avevamo scritto veramente una bella sorpresa, meriterebbe la riconferma. La riconferma è arrivata, ma la bella stagione scorsa non è stata replicata. Partito in ritardo, con un infortunio domestico prima del raduno, non rende mai come l’anno scorso. Gioca poco, e quando lo fa non incide quasi mai, tornando a sembrare quello che pareva fino all’anno scorso escluso, ovvero non un giocatore di serie A. Data la scarsa autonomia di Pittman - il suo scarso minutaggio - questo costringe agli straordinari (fuori ruolo) Odom e Mazzola.
In 5.7’ di impiego, 0.3 punti e 1.3 rimbalzi, con il 16% ai tiri liberi.

Gaddy - voto 5 - Dalla scorsa stagione appare involuto. Il salto di qualità non gli riesce, e soprattutto in trasferta spesso si nasconde, mentre in casa va meglio. Il talento ci sarebbe, il fisico anche, ma il difetto è di personalità, ormai si è capito. E dato che stiamo parlando del capitano, non è una bella cosa. Va un po’ meglio dopo l’arrivo di Collins, quando è liberato dei compiti di regia (e di leadership) e può giocare da guardia.
In 30.3’ di impiego 10.5 punti, 3.2 assist e 2.6 palle perse.

Collins - voto 7 - Fosse arrivato anche solo un paio di partite prima, probabilmente la Virtus si sarebbe salvata. Arriva dal Belgio per le ultime 9 partite, e porta i bianconeri quello che mancava. Regia, tiro da tre (39%), e soprattutto attributi e leadership, oggetti sconosciuti fin lì. Con Torino e a Reggio gioca in maniera sontuosa, ed è l’ultimo ad arrendersi. Sarebbe il candidato ideale per iniziare a ricostruire qualcosa.
In 27.7’ di impiego 13.4 punti e 3.2 assist di media.

Fontecchio - voto 5.5 - Doveva essere la stagione della consacrazione, invece resta incompiuta. Il talento indubbiamente c’è, e ogni tanto appare con difficilissimi canestri di rara bellezza. Prima e dopo però ci sono serate no, in cui sembra fuori partita e non mostra nulla di particolare. Se non altro finisce in crescendo, con quattro doppie cifre nelle ultime cinque partite. Avendo comunque 20 anni sarebbe il candidato naturale da cui ripartire, ovviamente. Ma la retrocessione scioglie il suo contratto, e probabilmente avrà offerte di ben altro livello.
In 27.5’ di impiego 9.2 punti, 3.5 rimbalzi e 1.9 assist di media.

Mazzola - voto 6 - Il talento è limitato, si sa. Ma come sempre lotta come un leone,, come sempre è l’ultimo ad arrendersi e butta il cuore oltre l’ostacolo in ogni partita, pure essendo spesso costretto a giocare tanti minuti da numero cinque contro avversari ben più grossi di lui. Soffre costantemente di borsite a un gomito, ma gioca quasi sempre sul dolore e salta solo una partita. Non gli si può dire niente, e visto l’affetto (ampiamente ricambiato) per Bologna e i tifosi bisognerebbe provare a tenerlo.
In 25.9’ di impiego medio, 8.3 punti e 5.8 rimbalzi di impiego medio.

Hasbrouck - voto 5 - Arriva da Cantù e gioca 14 partite in cui non si mette particolarmente in mostra, se non per la serie di sciocchezze che costa la differenza canestri con Pesaro. Per il resto acquisto abbastanza trasparente, se si eccettua la buona difesa. Ma sarebbero servite altre cose, che però non sono nelle sue corde. Il tiro da tre, che dovrebbe essere la specialità della casa, va male, sotto al 30%.
In 22’ di impiego 7.8 punti e 1.3 assist di media.

Odom - voto 5 - Arrivato per ultimo e preso con gli ultimi rimasugli del budget, per un po’ non sembra un cattivo acquisto, anzi. Il fisico c’è, un discreto tiro anche (35% da tre) e spesso riesce a giocare bene anche da numero cinque. Anche qui, il problema principale è la concentrazione. Spesso stacca completamente e va totalmente fuori partita, sparendo o combinando guai a ripetizione. Il finale di campionato è pessimo, quando conta lui è assente o dannoso.
In 25.7’ di impiego 10.0 punti e 4.9 rimbalzi di media.

Ray - voto 5 - Il disastro della stagione bianconera passa principalmente da lui e dal suo infortunio, perchè il leader designato della squadra e il principale realizzatore di fatto non c’è mai, e nelle pochissime partite giocate è frustrato e tira tutto quello che gli passa per le mani. Oltretutto la gestione del suo infortunio è problematica, si tentano terapie conservative che non funzionano e la necessaria operazione al menisco viene rinviata troppo. Dopo tre mesi di stop torna e si fa male di nuovo. Stagione finita, contratto rescisso e ritorno negli Stati Uniti. Lungo tutto l’arco della stagione tanto nervosismo, qualche tweet polemico e poche presenze a palazzo. Dal capitano e leader onestamente ci si aspettava qualcosa di più, almeno in termini di vicinanza ai compagni.
Gioca 4 partite con 21.5 minuti di media e 6.5 punti, tirando col 20% da due e il 18% da tre, più 2.5 palle perse di media.

Williams - voto 4.5 - Il giocatore sbagliato nel posto sbagliato. Utilissimo tuttofare in A2, qui si trova proiettato in una situazione più grande di lui, dove deve essere la guardia realizzatrice di una squadra che - a causa dell’infortunio di Ray - gioca spesso con quattro stranieri invece che cinque. Non è pane per i suoi denti. Fa quello che può, non sembrando quasi mai un giocatore di serie A, poi saluta la compagnia dopo 11 partite.
In 23.5’ di impiego 7.5 punti e 3.2 rimbalzi di media.

Fells - voto 5 - Giocatore giramondo, arriva dall’Argentina con teoriche buone referenze, anche se in quei giorni Torino prende un giocatore del calibro di Dyson che è di tutt’altro spessore (e di tutt’altro prezzo, precisamente il triplo). Il talento c’è, e lo fa vedere subito all’esordio a Varese. Purtroppo la continuità non è la specialità della casa. Gioca sempre come fosse al campetto, e alterna buone cose a boiate pazzesche, che spesso costano la partita come a Cremona, anche se in casa qualche partita la fa vincere con buone prestazioni. Quando è impiegato da playmaker (perchè?) le cose peggiorano, e le palle perse fioccano. Con Valli decisamente non c’è feeling, e dopo appena 11 partite viene tagliato nonostante il suo acquisto sia costato l’unico visto extra a disposizione dei bianconeri. Il grosso errore è rescindere con lui prima che Ray sia totalmente ristabilito. E puntualmente, appena tre giorni dopo, l’ex Villanova si farà male di nuovo, e la Virtus si troverà nei guai fino al collo.
In 28.2’ di impiego 10.0 punti, 3.9 rimbalzi e 3.5 palle perse di media.

Giorgio Valli - voto 4.5 - Forte dell’ottima scorsa stagione e del contratto rinnovato in tasca, ricopre di fatto il doppio ruolo, e sceglie i giocatori che poi allenerà. Punta tutto su Pittman e Ray, e la scelta non pagherà, perchè l’infortunio del secondo lascia la coperta corta, e la squadra senza un leader. Anche la gestione delle partite non è esente da problemi. Si prova ad applicare il suo credo difensivo, ma la squadra in trasferta vince 1 volta su 15, e la sua gestione durante le partite appare spesso nervosa, spesso con il gioco che è solo appoggiarsi su Pittman. In un paio di situazioni, soprattutto dopo la tremenda scoppola presa a Capo D’Orlando, rischia l’esonero. Sì va avanti con lui, ma non riesce mai a far svoltare la squadra, se non nelle ultime due partite, che però non bastano. Non gli riesce di essere profeta in patria, e alla fine esce distrutto e in lacrime dalla stagione forse più difficile della sua carriera, in cui replica la retrocessione di Ferrara 2010. Non è più proponibile al pubblico bianconero, e se ne andrà nonostante il contratto.

Società e Proprietà - voto 4.5 - Le situazioni si sono intrecciate a vicenda. Gli stipendi sono stati pagati sempre regolarmente, e si è speso più dell’anno scorso, vista anche la persistente scelta di non fare contratti d’immagine, più gravosa per le casse societarie. I meriti però finiscono qui. Il modello Fondazione ha mostrato ancora una volta i suoi limiti, con pochi soci che si sono fatti carico delle necessità finanziarie, mentre gli altri sparivano. E sulla gestione societaria ci sono stati troppi errori: il balletto che ha portato all’addio di Villalta e la sua non sostituzione, il che ha lasciato Valli e Crovetti senza una figura tecnica con cui confrontarsi. I troppi addii eccellenti di personaggi storici, graditi ai tifosi. Gli errori nella costruzione della squadra e gli interventi in corso d’opera. La scelta di andare avanti con Valli nonostante tutto. L’aver rescisso con Fells prima di avere la certezza che Ray fosse in buone condizioni. Eccetera, eccetera.
Buone, ma tardive, le scelte di Andre Collins in campo e Alberto Bucci come presidente: entrambi faranno il possibile per rimediare alla situazione, anche se non basterà.

(foto Lapresse)

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