Carlos Delfino - classe 1982 - dopo un calvario fisico che dura ormai da tre anni (una frattura da stress allo scafoide del piede destro con complicazioni varie) sta completando la riabilitazione a Bologna, lavorando con il fisioterapista Iacopo Marzocchi presso il centro Fisiodome di San Lazzaro. Delfino sta cercando di essere pronto per le Olimpiadi di Rio, da disputare con la maglia della Nazionale argentina.

Luca Aquino l'ha intervistato sul Corriere di Bologna. Ecco le sue parole: In totale sette interventi. Ho iniziato a New York, poi Austria, Buenos Aires, Milwaukee, Paranà in Argentina. Mi hanno operato dei luminari, ma io non riuscivo più a correre.

Nel frattempo, Carlos era passato da Houston a Milwaukee, poi ai Clippers, senza mettere mai più piede in campo. La svolta arriva quasi per caso: Chiacchierando, il mio amico e podologo Massimo Giordani mi ha consigliato di provare con il prof Sandro Giannini. I medici del resto del mondo mi avevano detto di mollare con lo sport, ma con lui la situazione è migliorata.

L'intervento risolve il problema ed è Bologna a rimetterlo in piedi per tornare ad essere un giocatore di basket. Al Fisiodome trascorre le sue giornate: L'intervento mi ha guarito, poi c'è stato il grande aiuto di professionisti e amici come Ugo Cavina e Giorgio Caiterzi con i quali ho sempre mantenuto il rapporto dopo essere stati insieme alla Fortitudo. Lavoravo sei giorni a settimana e otto ore al giorno, cercando di rimettere in moto una gamba che da tanto tempo era inattiva. Sulla A14 ho lasciato il solco nei viaggi San Lazzaro-Cesena per andare a lavorare con Giorgio e Davide, mentre al Fisiodome sono stati Ugo e Iacopo Marzocchi a starmi vicino quotidianamente rendendo possibile questo percorso.

Marzocchi, uno dei fisioterapisti della Virtus, il mese scorso è stato con Delfino in Argentina per completare l'ultima parte del lavoro, sperando nella chiamata della Seleccion: Quella è stata la ciliegina sulla torta, Iacopo è venuto in Argentina per ultimare l'opera. Sono stato fortunato a lavorare con loro, ringrazio tutto lo staff del Fisiodome e anche il dottor Lelli che mi ha aiutato tanto in questi mesi.

Chiaramente, intervento dopo intervento senza che la situazione migliorasse, l'idea di arrendersi è passata per la testa di Carlos: Dopo la quinta operazione pensavo di non avere più la voglia e la forza per provarci. Non mi sono arreso solo per mia nonna, che ha perso una lunga battaglia con il cancro e mi ha spronato a tornare in campo. Nei suoi ultimi giorni le ho promesso che ci avrei provato, sono qui in missione per lei.

Decisivo anche il sostegno della famiglia: la moglie Martina, centese e sorella di Riccardo Cortese, conosciuta ai tempi della Fortitudo e i due gemellini Carlos e Cecilia. Fra le mura domestiche è arrivata la forza per andare avanti: La mia famiglia è stata meravigliosa. È in queste situazioni che capisci quali sono le persone che per te ci saranno sempre.

E adesso il sogno è chiamato Rio: Sarebbe la mia quarta Olimpiade. Stavo lavorando soprattutto per essere pronto a ottobre e tentare qualche provino con squadre Nba, ma questa è tutta un'altra storia. Ritrovare compagni con i quali abbiamo lottato per anni è troppo bello. Non penso ad altro che migliorarmi giorno dopo giorno, la testa c'è, devo ritrovare il ritmo ma quello arriva solo giocando.

La fisioterapia a Bologna gli ha consentito di seguire anche la stagione di Fortitudo e Virtus: Sono state due realtà diverse in questo ultimo anno, ma credo che trovarsi nella stessa categoria ora farà bene a entrambe e Bologna tornerà speciale con il derby, un evento unico al mondo.

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