Dopo l'ottima prova di Imola Tommaso Oxilia è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio. Ecco le sue parole: Ne avevo bisogno, soprattutto di viverla con la squadra. A Sassari non c'ero, così era da un anno e mezzo the non vincevo in trasferta. È stata una grande emozione.

Vi aspettavate di essere cosi autoritari? Siamo partiti sicuri di noi, pur sapendo di non essere al completo. Certo, io non credevo a uno scarto cosi, ma loro non sono riusciti a rispondere alla nostra aggressività.

Nessun paragone col passato, ma cosa ha questa squadra che le ha fatto rompere subito l'incantesimo? Conta il gruppo, soprattutto fuori dal campo. E quest'anno è un grandissimo gruppo.

Avete festeggiato come vi aveva chiesto il coach? Sì, c'è un rapporto super tra di noi. Siamo stati insieme domenica sera, peccato che io e Penna il giorno dopo avessimo scuola, non siamo riusciti nemmeno a fare tardi. Ci siamo fermati alla pizza.

A proposito di lievitati, sei un esperto. È appena sceso mio padre, e ha portato focaccia per tutti.

Da quanto dura la tradizione del forno di famiglia? Da più dì cento anni, rappresenterei la sesta generazione se continuassi.

Quindi lasci la porta aperta? Spero sia l'ultima che aprirò. Però mi piace tanto, d'estate sono sempre là, do anche una mano ma pane e focacce non le so fare.

La famiglia è una parte importante della tua storia. È stato un sacrificio più per loro che per me. Mia madre mi ha seguito, con papà si vedono solo nei weekend.

E poi c'è la scuola. Ce la caviamo, sul 6. Quinta superiore, al Geometra.

E poi? Vorrei continuare, mi sto informando sulle lauree online, quelle brevi, senza troppe aspettative. Non potrei fare Ingegneria, sarebbe dura conciliare. Ma non voglio smettere di studiare.

Torniamo al basket. E' stato un anno difficile per te. A Natale mi hanno spaccato i denti, poi la caviglia. Quest'estate sette punti in testa. Spero di aver dato per un po' di tempo.

Hai avuta paura di aver perso qualche treno? No, ho sempre pensato che se ti impegni tutto arriva. Ci sono stati periodi bui difficilissimi, in cui non è stato semplice pensare in positivo. Però siamo ancora qua.

Come si reagisce a certe difficoltà? Ho trovato conforto nella famiglia, negli amici veri, quelli liguri e quelli di qua. Ne ho tanti tra basket e scuola.

Che giocatore stai diventando? Spero sempre più importante per la Virtus. Come ruolo, non so, l'anno scorso ho lavorato tanto per essere playmaker, ora più guardia o ala. Domenica ho giocata anche da 4.

Il 2-3 è quello più naturale? Forse si. Però da piccolo volevo essere un play. Certo nella passata stagione è stata dura adattarsi, ma ci ho provato.

Bologna com'è? Vengo da un paese, per me è perfetta perché non è la metropoli che ti disorienta. Un paese allargato, in cui conosci tutti. E i bolognesi sono fantastici, molto aperti, rispetto a noi liguri che siamo più tignosi.

Quarto anno in bianconero, come è cambiata nel tempo l'emozione di entrare alla Porelli? E' sempre fortissima. Mi sento un bolognese adottato, è una seconda casa.

Le guardi ancora le foto in alto? Assolutamente sì. Sono i nostri idoli, ma di chiunque. Anche chi odia la Virtus non può non alzare lo sguardo e non ammirare Ginobili, Villalta, Danilovic, Consolini, Messina. È il sogno di tutti stare lassù.

Modelli? L'idolo, fin da bambino, è Kobe.

Sogno? Quello di tutti, la NBA.

Anche tu? Ma prima vincere con la Virtus.

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