FORTITUDO - BRESCIA, IL PREPARTITA. PRESENTATO IL RICORSO CONTRO LA MULTA
Eppur si dovrebbe parlare di gioco, in questa settimana dove la Fortitudo si è allenata, sempre con i soliti acciacchi sparsi dei soliti noti, guardando una classifica che la vede al decimo posto. Roba non da suicidarsi, perché la seconda parte del girone di ritorno prevede un calendario sulla carta abbordabile, ma comunque sia sempre decimo posto è. Si dovrebbe parlare della prova di Treviso, con il tributo pagato, chissà, alla poca esperienza di regia davanti ad arene stracolme in trasferta dei giovin bolognesi, e tutto il resto. Di come, alla fine, anche il Palaverde sia stato da inserire nell’album delle occasioni mancate da parte di questa Fortitudo, che forse ha più potenziale di quanto non dica la classifica, ma che per mille motivi ha infilato in saccoccia meno scalpi di quanto ne avrebbe potuto infilare.
Invece, altri giorni in cui si è disquisito di altro, con l’ennesima multa sul groppone della società che è diventata motivo di riflessioni. si è parlato di ricorso, di non ricorso, di dialogo con la FIP, vattelappesca. Alla fine il ricorso è stato presentato: però, qui si deve capire di cosa si stia parlando. Nessuno vuole far passare il pubblico Fortitudo come una adunata di giaccacravattati in religioso silenzio (anche perché, non dimentichiamolo pur se tanti lo hanno dimenticato, il monetinatore di Ticchi è ancora, e forse lo resterà per sempre, uccel di bosco. Anzi, di Paladozza). Però, sarebbe interessante andare a capire se la stessa attenzione per eventuali sonorità intense (chi indovina la citazione vince il vibratore di Elio e Le Storie Tese) durante l’inno di Mameli sia posta in tutti i palasport italiani, e ascoltando tutte le ugole presenti alle partite. Oltre al fatto che, di tamburi - anche nelle foto viste in rete - nella curva bolognese presente a Treviso non ce ne erano, a meno che non fossero in playback, come le percussioni di Tullio De Piscopo a Sanremo 1988. Nessuno pensa che ci possa essere una qualche ripicca da parte di giudici permalosi nei confronti della Fortitudo: che ci possa essere invece un occhio di attenzione considerando i precedenti ci sta. Ma senza, appunto, dare davvero l’impressione di voler esagerare.
Brescia, quindi. Una di quelle squadre partite tra le favorite del campionato, e che più o meno è sempre rimasta attorno al vertice, anche se una leggera flessione nelle scorse settimane (4 sconfitte, di cui 2 in casa, su 5 giocate) ha portato i lombardi al secondo posto in classifica e qualche maretta interna: ci pensò poi Franko Bushati, su un social network, a reagire alle – premature – polemiche di qualche insoddisfatto. Spiegando, più o meno, che non si poteva giudicare una sconfitta dal fatto che, chi era andato a vincere a Brescia, l’anno prima fosse in Silver e non il Gold. Tant’è. Comunque, la squadra di Diana è fin qui la migliore come rendimento da viaggio (8-4), e viene da una sofferta vittoria casalinga, a sbloccare la truppa dopo il già citato momento di panico, con Imola. Si gira attorno al duo americano Holmes-Hollis, guardia il primo e alona il secondo, che fatturano 31+11 in collettivo a giornata. Dietro, lavorano svariati personaggi passati anche dalla Fortitudo come Alessandro Cittadini (9+6 più o meno) e Davide Bruttini (6+4), oltre a Mirza Alibegovic (11+4) il cui papà, da queste parti, qualcosina – ma proprio qualcosina, eh.. – lo fece un po’ di anni addietro. All’andata vinse Brescia di 3, rimontando nel finale una di quelle partite che spesso Boniciolli usa per ricordare come i suoi, in trasferta, in svariati casi si siano fatti piallare da squadre sulla carta inferiori tenendo però botta eccome contro chi, invece, pareva avvantaggiato. Una curiosità: Brescia, al Paladozza, non vince dal 1988, quando l’allora società poi disintegratasi dopo una retrocessione in B (nel 1992, indovinate chi era la diretta concorrente..) liquidò, pur da ultima in classifica, la Virtus di Kreso Cosic con un punteggio finale a sei cifre come andava tanto all’epoca.
Si gioca ore 18, dirette canoniche.