E alfin si gioca, dopo 48 ore in cui si è parlato più di questure e biglietti che non di tattica, e dove a parlare sono stati più dirigenti che non protagonisti sul campo. Misteri del cosmo, inspiegabili alla luce delle effettive problematiche viste sugli spalti: ieri è stato un batti e ribatti di comunicati, dove Brescia diceva siete belli e bravi ma state a casa, e Bologna rispondeva con vi faremo venire qua, ma ci girano un po' le scatole per quello che sta capitando. Insomma: di canestri non si è parlato praticamente mai, e forse anche – per un attimo – con giustezza. Perchè i provvedimenti preventivi lombardi possono aprire un precedente imponente, ovvero “si vietano le trasferte sulla (s)fiducia”, con una decisione che, a questo punto, potrebbe essere duplicabile su qualsiasi campo italiano. Fregandosene del fatto che tra tifoserie non ci sono stati screzi, che non ci sono precedenti (forse qualche genitore potrà essersi sbertucciato 25 anni fa, dato che l'ultima volta della Fortitudo a Brescia risale al dicembre 1991), e che anzi questa faccenda ha quasi unito popolo lumbard e popolo bolognese in un sol coro che ripete la parola ingiustizia. Vabbè: di certo, la decisione pare più figlia di problematiche merceologiche o logistiche che non di ordine pubblico. Se ne riparlerà.

 

Poi c'è il campo, che dice di una Fortitudo che ha di fatto fallito la prima delle tre occasioni per fare quel break indispensabile per vincere la serie: ci può stare, ma è anche e solo statistica il fatto che, oggi, Brescia è più vicina alla meta di quanto non lo sia Bologna. Che poi è meravigliosa anche nel perdere, perché il tiro da 4 del figlio di Teo Alibegovic (giocatore mooolto diverso da quello che, imberbe, si trovò ingarbugliato in uno di quei tanti surrogati fortitudini che sbucarono fuori) è roba da leggenda. Specie considerando come la sua nascita fu festeggiata dalla Fossa con uno striscione, specie considerando che il papà collaborò eccome, quel 2/4/1992, alla sparizione di Brescia. E specie considerando, poi, che i conflitti generazionali portano alla dicotomia dei sentimenti in casa di Teone: ne metta pure 50 mio figlio, dice il Salvatore, ma che non rompa le scatole alla mia Fortitudo. Insomma: come se, un giorno, il figlio di Danilovic con un tiro da 4 facesse vincere lo scudetto alla Effe. Ma d'altra parte il basket è anche questo.

 

Oggi, cosa dovrà capitare? Dovrà esserci maggiore attenzione da parte di Bologna, sperando che i giovincelli siano stati battezzati ben bene e recuperino la propria testa e controllino le emozioni. Ricordando come l'esordio a Treviso di Candi e Montano fu da zero su trecento, in regular, per poi cambiare le cose e non poco alla seconda, più importante, occasione. E nella speranza che si torni ad avere il meglio da parte di tutti, compresi Raucci e Italiano che domenica, per un motivo o per l'altro, sono rimasti indietro nelle classifiche di rendimento. Mancando il goleador, a Boniciolli serve che ogni muratore porti il suo mattoncino. Poi se ne riparlerà.

 

Si gioca questa sera, 20.30, diretta Sky. Con solo pubblico lombardo, o comunque non residente sulla riva destra del Po.

TEO ALIBEGOVIC, "MIRZA NE FACCIA 50 MA CHE VINCA LA FORTITUDO"
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE