Saranno state anche stanche, Bologna e Roma, ma alla fine lo spettacolo di un Paladozza senza il pieno delle grandi occasioni è stato più che positivo, con tanto di supplementare e sofferenza. Vince comunque la Fortitudo, che pur con tanta gente sulle gambe ha comunque saputo mantenere una lucidità mentale e una voglia di portarla a casa tale da superare anche i momenti in cui Roma pareva avere più gambe e più fiato. Epilogo di una stagione indimenticabile: per vincere ne servono 103, e anche questo è un segno.

Si parte con palla leggerissima su entrambe le sponde, con la differenza che la Fortitudo fa canestro e Roma no: qualche eccesso alla ricerca del passaggio smarcante a ogni costo, ma è anche vero che, una volta superata la prima linea difensiva, dopo ci manca solo il tappeto di petali e il buffet sotto il tabellone. Hasbrouck gongola con 4 triple, si fa 25-7 in 7’ prima che, nelle ultime curve del quarto, le cifre si spaciughino un po’. Ed è 27-11 al 10’.

Creato il solco questo va difeso, anche se la modalità mojito ogni tanto prevale e ci sono sbavature che, fosse stata una partita seria, non ci sarebbero state: due schiacciate sbagliate, qualche passaggio in parterre, ed è normale che Roma, scoperto che il mostro non è poi tanto affamato, provi ad uscire dalle trappole. Quindi, dal 41-27 è un lento recupero ospite, con tanto di triplone dalla canonica casa sua di Morre, allo scadere, per il minor scarto da molto tempo. E 41-38 al 20’.

Roma si avvicina ancora, ha svariate bocce per il pareggio, e di colpo tutto il Paladozza si rianima: una sferzata di Mancinelli riporta Bologna a vantaggio in doppia cifra, Sims si risveglia dopo le sonnolenze preintervallo e riesce anche a battibeccare con il popolo: si corre tanto, si segna meno, al 30’ è 66-59 Fortitudo.

Ci sono i cori per Alibegovic (Teo) pescato nella curva opposta alla Fossa, e la doppia tripla di Chessa a rendere ancora più succoso il finale. Né Bologna né Roma paiono avere muscoli e lucidità per cercare alternative all’abuso del tiro da 3: funziona a Landi di fortuna, funziona ad Hasbrouck per tenere le distanze, lo stesso Landi cicca il pareggio, poi Moore non può esimersi, a 22”, dal primo sorpasso della gara, 82-81. Hasbrouck mette un libero per il pareggio, Roma scaraventa la palla in parterre, ma l’ultimo assalto non va. Pareggio all’andata, pareggio al ritorno, stavolta non c’è il golden gol ma il supplementare.

Roma ne mette subito 5, e sembra la pietra tombale su una Fortitudo che cammina più che correre. Poi ci pensa il post basso di Mancinelli ad aprire un 10-0 di parziale che gira la faccenda, e una tripla di Leunen per il +6. Chiusa? No, perché Landi ne ha ancora, mette il -2, Leunen prende rimbalzo offensivo e mette un libero, poi il gioco dei falli sistematici non viene ciccato da Hasbrouck.

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